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  • 5G: effetto Nimby a San Pietro Avellana

    SAN PIETRO AVELLANA – Il 5G si avvicina sempre di più e il settore della telefonia mobile si prepara a questo nuovo salto di generazione. La prima fase di sperimentazione nel nostro Paese, su sollecitazione dell’Unione Europea, ha preso il via lo scorso marzo con i test della nuova rete mobile che si svolgeranno in alcuni grossi centri e anche in 120 Comuni, tra i quali, appunto San Pietro Avellana.
    Una notizia accolta con non troppo entusiasmo in paese. «La popolazione non è stata informata su questa nuova tecnologia, né è stato chiesto un parere sulla opportunità di far partire a San Pietro Avellana questa sperimentazione. Ci sono pericolo per la salute? Non ne sappiamo nulla» commentano infatti, alla nostra redazione, alcuni residenti.

    Il 5G sarà pronto per il debutto su larga scala in Italia a partire dalla fine del 2020. Intanto bisogna sperimentare. «E proprio qui nell’Alto Molise?» chiedono polemicamente i residenti, affetti dalla ben nota sindrome Nimby. Con l’acronimo NIMBY, che significa “Not In My Back Yard“, tradotto “Non nel mio cortile”, si indica la protesta da parte di membri di una comunità locale contro opere di interesse pubblico sul proprio territorio, ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elettriche e simili, ma che non si opporrebbero alla sua costruzione in un altro luogo.

    Nel corso dei prossimi mesi, un numero sempre maggiore di aree verrà utilizzato per mettere a punto le nuove connessioni 5G.  Le nuove celle di rete 5G garantiranno velocità teoriche di picco pari a 20 Gbps in download e 10 Gbps in upload. Tale banda andrà poi suddivisa tra i vari utenti che si collegheranno alla cella stessa. Ma la domanda che tutti, o quasi, si pongono è: «Il gioco vale la candela?».
    «Saremo tutti irradiati da una sommatoria multipla e cumulativa di nuove frequenze oggi all’asta, spingendo il campo elettrico nell’aria da 6 V/m a 61 V/m. – spiega il giornalista Maurizio Martucci su “Il Fatto Quotidiano” – Ovunque, uno tsunami di microonde millimetriche ci sommergerà: con quali conseguenze?» Eccole: «Aumento del rischio di tumori del cervello, del nervo vestibolare e della ghiandola salivare sono associati all’uso del telefono cellulare. Nove studi (2011-2017) segnalano un aumento del rischio di cancro al cervello dovuto all’uso del telefono cellulare. Quattro studi caso-controllo (2013-2014) riportano un aumento del rischio di tumori del nervo vestibolare. Preoccupazione per altri tumori: mammella (maschio e femmina), testicolo, leucemia e tiroide. Sulla base delle prove esaminate, è nostra opinione che l’attuale classificazione delle radio frequenze come cancerogeno per l’uomo (Classe 2B) dovrebbe essere aggiornata a cancerogenico per gli esseri umani (Classe1)». Questo secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Science Direct“. 
    «Il pericolo esiste ed è fondato. E non è uno scherzo, – chiude il giornalista de “Il Fatto” – se si pensa all’uso compulsivo degli smartphone». Già, l’uso compulsivo degli smartphone anche da parte dei bambini. Forse il problema, più che tecnologico, è di educazione e di cultura.

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