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  • Aggregazione territoriale: dove come e perché

    Quante volte, negli ultimi decenni, gli abitanti dell’entroterra molisano (per non dire di tutta Italia) si sono sentiti dire: «Da soli firmerete la vostra condanna»? Quante volte i cittadini hanno seguito conferenze su auspicate riunioni di territori?

    Associazioni, in altrettanti periodi storici diversi, che rivendicavano l’unione di comuni storicamente e culturalmente omogenei, vittime dell’emorragia umana. Per svariati motivi (che non si intendono analizzare in questa sede) progetti come questi si sono arenati e, dopo un barlume di speranza, i cittadini si sono ritrovati di nuovo a fare i conti con la grigia e dura realtà.

    Per questo quando è saltata fuori la notizia di una volontà, da parte dei comuni di associarsi, L’Eco ha deciso di approfondire e tracciare un profilo dell’iniziativa.

     Perché unirsi e, soprattutto, perché ora

    È chiaro che il vecchio sistema dei cosiddetti “finanziamenti a pioggia” non abbia riscosso grandi risultati. Le zone interne vivono in agonia a causa di un’emigrazione che si fa sempre più massiccia. Per venirne a capo, lo stato ha lavorato ad una strategia per le aree interne che prevede la suddivisione dei territori in aree progetto. In ogni regione sarà eletto un territorio che farà da prototipo. Quest’ultimo otterrà dei fondi europei per sviluppare le infrastrutture, creare occupazione. Insomma per invertire il trend demografico e dare un futuro a questi territori. Presto le regioni, di concerto con i territori, dovranno individuare delle aree omogenee: «Agnone, Frosolone e Trivento hanno già sottoscritto un protocollo di intesa per promuovere l’aggregazione del territorio dell’alto-medio Sannio, come area fortemente omogenea» spiega Maurizio Cacciavillani, vicesindaco di Agnone. «I partecipanti a questa unione potranno dire alla regione di sentirsi già parte di un progetto territoriale, evitando di essere associati ad altre realtà che hanno meno cose in comune. Unendoci –continua Cacciavillani- diventeremo più competitivi e potremmo candidarci come progetto prototipo, così come previsto dalla strategia per le aree interne, inclusa nella programmazione dei fondi comunitari 2014-2020. Ciò ci aprirebbe le strade a cospicue risorse economiche. Non solo –conclude- potremmo diventare da esempio per tutto l’entroterra italiano. Se si lavorasse bene, diventeremmo dei pionieri, con dei risultati che vi lascio immaginare».

    Anche l’Abruzzo parte dell’aggregazione
    Ancora una volta, spunta il nome dei territori a confine tra Abruzzo e Molise. Sorge spontaneo chiedersi: perché questa volta siano di fondamentale importanza i territori?

    All’interrogativo, risponde ancora una volta Cacciavillani: «Innanzitutto perché l’Abruzzo è storicamente legato al Molise, in secondo luogo perché la possibilità di ceare un’unica area progetto interregionale, includendo il territorio abruzzese confinante, darebbe ulteriori chance di essere selezionati come progetto prototipo -spiega il vicesindaco. «Un progetto così importante ha bisogno di essere  condiviso dalle singole comunità, con la collaborazione sinergica delle attività produttive e dalle associazioni di categoria».

    Giovanni Giaccio

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