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  • Appello per la pace a sindaci e amministratori molisani

    di Franco Mazziotta

    Qualche giorno fa, nella Camera dei deputati è stato approvato quasi all’unanimità un ordine del giorno della Lega (collegato al decreto Ucraina), che impegna il governo ad “avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2% del Pil”, mentre oggi è all’1,4% circa.

    Secondo l’Osservatorio Milex sulle spese militari si passerà dagli attuali 25 miliardi l’anno (68 milioni di euro al giorno) a 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno).

    Va rilevato inoltre che  il governo Draghi ha previsto un taglio di 6 miliardi alla spesa sanitaria per gli anni 2023 e 2024. Si aumentano dunque le spese destinate agli armamenti (13 miliardi in più)   e si tagliano, per giunta nel corso della pandemia, le spese per la salute, rendendo ancor più carenti le strutture sanitarie e disconoscendo il diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione italiana), specialmente nel Sud e nel nostro Molise.

    A fronte di tutto ciò c’è l’articolo 11 della Costituzione: “L’ Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”

    Per la maggioranza dei deputati del Parlamento italiano dunque questo articolo della nostra Costituzione non vale più. Essi, votando a favore dell’aumento delle spese militari, ci hanno fatto capire che, secondo loro, le controversie internazionali vanno risolte armandosi di più e preparandosi a nuove guerre, come se quella in corso tra Russia e Ucraina non bastasse. Per loro vale l’esatto contrario di quanto afferma la Costituzione. “Occhio per occhio rende il mondo cieco” ammonisce il Mahatma Gandhi. La maggioranza dei rappresentanti del popolo in parlamento è diventata cieca e sembra ignorare che l’umanità vive su una polveriera e che ci sono le armi nucleari in una quantità smisurata sul pianeta terra e che se esistono rischi di un annientamento totale, non esistono più guerre giuste. Questa cecità della politica italiana ha prodotto la sudditanza del nostro governo a una dissennata politica europea, che ha toccato l’apice nel riarmo tedesco (100 miliardi di euro per le spese militari). L’Europa così, anziché rivendicare la propria autonomia, ha deciso di sottomettersi agli Stati Uniti di America e di subire passivamente le decisioni dei generali della Nato. Quanto questa Europa si è allontanata dallo spirito di uno dei suoi testi fondativi, il Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941, mentre vivevano l’esperienza dolorosa del confino voluto dal regime fascista!

    La guerra in corso in Ucraina è, per certi versi,  la risultante di un’assenza di una politica europea. Sin dalla caduta del muro di Berlino (1989) e la successiva dissoluzione della sfera di influenza sovietica sui Paesi dell’Est (1991), si è assistito a un avanzamento della Nato verso questi Paesi. Si è determinata così progressivamente in Russia la sindrome dell’accerchiamento. Cosa ha fatto l’Europa per evitare tutto ciò? Quali relazioni costruttive e pacifiche ha intessuto con la Russia, come sarebbe stato nella logica delle cose? Questo vuoto di politica europea lo si intende riempire con un rimedio peggiore del male, cioè con un folle aumento delle spese militari e dimenticando che la spesa per gli armamenti dei 27 Paesi dell’Unione Europea è più del triplo rispetto a quella russa.

    Si spiegano così le saggie parole di papa Francesco che ha definito il riarmo una vergogna. La sua autorità morale sembra essere uno dei pochi argini al declino di ragionevolezza e di razionalità dei nostri governi e anche l’unico vascello di salvataggio in questo spaventoso vortice bellico in cui siamo finiti. Obiettivo prioritario ora è fermare la guerra, soprattutto nell’interesse del popolo ucraino così pesantemente martoriato. Si regolino i vertici politici: le armi inviate hanno alimentato la guerra, anziché fermarla. Occorre una svolta: dalla emotività si passi alla ragione, alla politica alta e alla diplomazia.

    Al termine di questa riflessione, vi proponiamo il seguente appello.

    Cari Sindaci e cari Amministratori degli Enti locali del Molise, avete ora l’occasione di dimostrarci che credete davvero nel valore della pace. Le pur belle e apprezzabili manifestazioni per la pace che sono state organizzate nei nostri territori non bastano se poi non seguono atti coraggiosi e scelte politiche concrete.

    Se siete davvero per la pace, riunite i vostri Consigli e approvate atti deliberativi con cui esprimete il vostro chiaro dissenso rispetto alla scelta fatta dai deputati che hanno approvato l’aumento delle spese militari in Italia e contestualmente chiedete che vengano erogati fondi per le strutture sanitarie ormai fatiscenti.

    Se siete davvero per la pace e per la tutela del diritto alla salute, fate con coraggio la vostra obiezione di coscienza.

    Se volete essere veri costruttori di pace non piegate la schiena, ma presentatevi in piedi e con la schiena dritta ai capi dei vostri partiti per i quali va bene tutto, e anche l’ingiustificato sperpero di denaro pubblico per prepararsi eventualmente a “un’economia di guerra”, secondo l’espressione usata da Mario Draghi. Se credete davvero nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, inviate i suddetti atti deliberativi ai responsabili politici di tali scelte, ai parlamentari, in particolare a quelli molisani, in modo che possano sentire tutto il peso di quelle stesse scelte.

     Se sarete capaci di osare e di fare con coraggio e determinazione atti coerenti e concreti come questi contro la guerra e il riarmo, rischiando di pagare di persona, allora, e solo allora, ci convinceremo che siete davvero per la pace.

    (le immagini pubblicate si riferiscono alla manifestazione di domenica scorsa organizzata dal Comune di Agnone in collaborazione con numerose associazioni locali e plessi scolastici cittadini)

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