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  • Assembramento e condoglianze al cimitero, il parroco vuole i Carabinieri come chierichetti

    Il parroco non riesce a garantire il rispetto del distanziamento sociale durante i funerali (e tra l’altro non è certo quello il suo compito, ndr). Per questo motivo richiede l’intervento dei Carabinieri.

    La psicosi indotta dal terrorismo mediatico-governativo colpisce ancora. Succede a Belmonte del Sannio, piccolo centro dell’Alto Molise, che ha fatto registrare poco più di una dozzina di casi positivi al Covid19, tutti collegati al cluster della casa di riposo di Agnone e completamente sotto controllo.

    Il parroco, don Francesco Martino, che ama apparire in video bardato quasi con le tute anti-contaminazione batteriologiche e nucleari anche se celebra messa in solitaria, ha comunicato pubblicamente che nei giorni scorsi «in occasione di una benedizione ad un defunto, si è creato, presso il cimitero di Belmonte del Sannio un consistente assembramento di persone, con impossibilità di mantenere il distanziamento previsto dalle norme e sono state date anche le condoglianze, che, seppur comprensibili in detta situazione, sono assolutamente vietate».

    «La benedizione al defunto è considerata atto di culto – spiega il sacerdote, fin troppo pignolo nell’applicazione delle disposizioni da stato totalitario dettate da Roma – e il ministro di culto è ritenuto responsabile della perfetta applicazione delle norme di prevenzione del Covid 19». Per sua stessa ammissione, dunque, presso il cimitero di Belmonte, che è comunque un luogo all’aperto, il parroco «non è in grado di poter far rispettare le prescrizioni previste, né di poter garantire il rispetto delle norme di ordine pubblico» precisamente quelle in merito al distanziamento sociale, al divieto di assembramento e le limitazioni al numero di partecipanti agli atti di culto. Siccome a Belmonte «sono presenti ancora numerosi positivi Covid 19», don Martino ha disposto che fino al 18 maggio la benedizione del feretro si tenga o a casa del defunto, «con tutte le prescrizioni previste» o presso la sala mortuaria dell’ospedale civile di Agnone o nella chiesa del Santissimo Salvatore, ma «a porte chiuse, con l’osservanza di tutte le norme previste, con la presenza dei soli famigliari stretti, se la salma viene da fuori zona».


    «Dal giorno 18 maggio la cerimonia funebre avverrà a porte chiuse, – continua il parroco, emulando la smania governativa di normare la vita e anche la morte delle persone – presso la chiesa del SS. Salvatore, con la presenza massima di 35 persone, con guanti e mascherina chirurgica, secondo le norme di distanziamento, con divieto assoluto di ogni corteo e di dare le condoglianze, avvisando – e qui si viene al punto – il comando stazione dei Carabinieri di Agnone per garantire la sorveglianza esterna durante la funzione e impedire al di fuori della chiesa qualsiasi assembramento che di fatto continua ad essere vietato».

    Nei giorni scorsi le cronache giornalistiche si sono interessate al caso di don Lino Viola, il parroco di Gallignano nel cremonese, che ha mandato via due Carabinieri dalla chiesa che volevano impedirgli di celebrare messa. A Belmonte del Sannio, al contrario, è proprio il parroco a richiedere l’intervento di una pattuglia dell’Arma al fine di poter celebrare i funerali secondo i rigidi dettami governativi. Insomma i Carabinieri, che hanno già tanto da fare, dovranno fare anche i chierichetti.

    Francesco Bottone

    tel. 3282757011

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