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  • «Attività inderogabile e non rinviabile», la zona rossa non ferma la caccia agli ungulati

    Dove la caccia agli ungulati è una cosa seria, parte integrante della cultura locale, l’arte venatoria viene ritenuta una «attività inderogabile e non rinviabile» e quindi costituisce «situazione di necessità» e non c’è zona arancione o rossa che tenga. La lezione arriva, guarda caso, dalla Provincia autonoma di Bolzano, il cui ufficio Caccia ha messo nero su bianco questo documento:

    «Le attuali misure di prevenzione della pandemia COVID-19 richiedono un’attenzione straordinaria anche da parte di chi pratica l’attività venatoria allo scopo di garantire la salute propria ed altrui rispetto al rischio di un’infezione. Le nuove misure adottate dai Governi statale e
    provinciale autorizzano solamente gli spostamenti motivati da esigenze lavorative, motivi di salute o situazioni di necessità o d’urgenza. L’attività venatoria programmata attraverso piani di prelievo persegue esclusivamente obiettivi di pubblico interesse: le specie selvatiche costituiscono, in funzione della loro consistenza numerica, una minaccia per la sopravvivenza del bosco e per le colture agricole, che può esser contenuta esclusivamente riducendone la popolazione. Coloro che nelle riserve di diritto esercitano l’attività venatoria in esecuzione dei piani di
    prelievo, a seguito dell’incarico ricevuto in tal senso in base alla legge, fondano il loro agire sui ritmi della natura e svolgono un’attività inderogabile e non rinviabile, facendosi carico di una grande responsabilità sociale ed economica. Si attesta pertanto con la presente che l’esercizio della caccia finalizzata all’attuazione dei piani di prelievo per gli ungulati costituisce situazione di necessità ai sensi delle misure anti COVID-19. Pertanto coloro che sono abilitati all’attività
    venatoria possono recarsi nella propria riserva di diritto o privata negli orari previsti in esecuzione dell’incarico ricevuto di attuare i piani di prelievo, anche se tale riserva si trova all’esterno del proprio Comune anche se zona ad alto rischio, ovvero possono recarsi per lo stesso motivo all’esterno del proprio Comune anche se zona ad alto rischio».

    Sulla scorta di questo documento, l’Associazione cacciatori Alto Adige precisa: «Nelle zone rosse del resto d’Italia, la caccia al momento è ferma. In Alto Adige, invece, la caccia agli ungulati finalizzata all’attuazione dei piani di prelievo è permessa nel pubblico interesse, allo scopo di proteggere le colture agricolo-forestali dai danni da fauna selvatica. L’adempimento dei piani di prelievo per gli ungulati è obbligatorio per il raggiungimento degli obiettivi della Legge provinciale sulla caccia. Da qui deriva uno stato di necessità che permette gli spostamenti all’interno e al di fuori del proprio comune. Le altre forme di caccia non sono invece giustificabili come “stato di necessità”».

    Weidmannsheil!

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    1 Comment

    1. […] Riattivare immediatamente il controllo dei cinghiali o qualsiasi altra forma di prelievo venatorio a tutela delle colture agricole. E’ la richiesta, urgente e accorata, fatta al vicepresidente della Regione Abruzzo e assessore alla Caccia, Emanuele Imprudente, dal presidente regionale della Cia Abruzzo, Mauro Di Zio. Una richiesta che assume un significato ancor più forte perché siglata alla vigilia dell’entrata dell’Abruzzo in zona rossa. La caccia al cinghiale è di fatto stata bloccata dall’introduzione della zona rossa e quindi nessuna forma di prelievo è al momento possibile. Considerazione questa che sta preoccupando fortemente gli agricoltori. In altre zone rosse d’Italia la caccia selettiva agli ungulati non si ferma affatto, perché ritenuta troppo importante. […]

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