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  • Bollette acqua, dal Comune: «Un errore su oltre cinquecento solleciti ci può stare»

    Un errore o anche due magari, sul oltre cinquecento solleciti, ci può stare, è una percentuale molto bassa e quindi del tutto accettabile e non getta certo discredito sul lavoro fatto dai dipendenti. E’ questa, in sintesi, la replica del Comune di Agnone alle polemiche dei giorni scorsi innescate dall’invio di centinaia di solleciti di pagamento delle bollette arretrare dell’acqua. Su queste colonne abbiamo dato conto ai lettori di alcuni casi limite: bollette già saldate, anche da diversi mesi, per le quali il Comune ha inviato ugualmente i solleciti di pagamento, spendendo denaro pubblico per le raccomandate. Comprensibili le proteste dei residenti che, pur avendo pagato, hanno ricevuto il sollecito e soprattutto hanno dovuto dimostrare all’ente di aver saldato.

    Dal Municipio ammettono che qualche errore ci possa essere stato, anche perché quello che abbiamo scritto è incontrovertibile e documentato, ma minimizzano l’accaduto, parlando di qualche caso isolato rispetto ad una mole di accertamenti che si attesta oltre i cinquecento casi. Errori magari derivanti dal fatto che l’utente utilizza dei metodi di pagamento differenti da quelli suggeriti dagli uffici preposti, oppure nel caso in cui ci sia una non coincidenza tra chi materialmente effettua il pagamento e chi invece risulta come debitore perché intestatario dell’utenza. Se la bolletta viene pagata, magari con bonifico, dal figlio, dal marito o dalla moglie dell’intestatario, i sistemi informatici non riescono ad incrociare i dati e quindi il pagamento risulta inevaso e scatta, in automatico, il sollecito. Con tanto di raccomandata. Insomma, molto rumore per nulla. Chi ha già pagato dovrà avere la pazienza di perdere tempo a dimostrare all’ente di averlo fatto, per gli altri, la stragrande maggioranza, i solleciti sono pienamente motivati.

    Da tutta l’operazione di recupero crediti, tra l’altro, spiegano sempre dal Comune, ne deriverà un introito presunto di oltre centocinquantamila euro. Una cifra che giustifica anche il costo per l’invio delle famose raccomandate.

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