• In evidenza
  • Botta e risposta Pastore-don Francesco Martino

    Da Lucio Pastore, primario del Pronto soccorso di Isernia riceviamo e pubblichiamo. 

    Vedo con molto piacere che si è aperta una discussione sui Pronto Soccorsi della nostra Regione partendo dalle mie dichiarazioni. Don Francesco polemizza con quanto ho affermato ma posso assicuralo che il mio unico intento è quello di dare funzionalità al SSR per meglio rispondere ai bisogni dell’utenza. Indubiamente ad Isernia abbiamo una enorme difficoltà ad affrontare l’iperafflusso. Nel 2013 ci sono stati 27428 passaggi con una riduzione dell’organico medico, infermieristico ed ausiliario ed una diminuzione dei posti letto di degenza. Rispetto al 2012 abbiamo avuto circa 1000 passaggi in più. Don Francesco attribuirsce l’iperafflusso al ridimenzionamento degli Ospedali di Agnone e Venafro. Tuttavia, dall’utenza che arriva nei nostri nosocomi, ci rendiamo conto che è deficitaria l’assistenza domiciliare, e le lungodegenze e riabilitazioni. Infatti, il Molise è al secondo posto, per percentuali di anziani tra le Regioni italiane, e, in assenza di strutture alternative e di risposte territoriali, questi pazienti vengono portati in ospedale anche per patologie croniche e non acute.Dei pazienti che giungono al nostro Pronto Soccorso,21403 sono stati trattati nella nostra Unità Operativa  e dimessi mente 6025 sono stati ricoverati. Dal 2012 è presente nel nostro Ospedale un ambulatorio dei codici bianchi gestito dai medici di continuità assistenziale. Nonostante il buon lavoro dei colleghi, non si riesce a diminuire l’afflusso verso il Pronto soccorso.

    Personalmente ritengo che sarebbe indispensabile l’attivazione di strutture alternative all’ospedale, Gli attuali sistemi sanitari tendono ad avere una visione dell’assistenza non più ospedalocentrica ma territoriale. Ecco perchè diminuiscono i posti letto ospedalieri. Le attuali indicazioni prevedono il 3/1000 di posti letto per acuti e lo 0,7/1000 di lungodegenza. In Molise si sono ridotti i posti letto per acuti senza creare alternative territoriali e, da qui deriva, l’intasamento dei Pronto Soccorsi.
    L’attivazione di un Ospedale per acuti richiede un bacino di utenza congruo. Questo per due motivi: 1) è necessario avere una casistica minima per avere la possibilità di creare esperienza e qualità dell’assistenza. Per un reparto di ostetricia sono previsti almeno 500 parti l’anno, un reparto di chirurgia deve servire un bacino di utenza di 100.000 abitanti ed una emodinamica è giustificata con 300.000 abitanti; 2) il non attenersi al paramentro dei bacini di utenza implica un’utilizzo improprio delle risorse che vengono sottratte per altri servizi utili alla popolazione. Rimane il problema delle urgenze/emergenze per la popolazione ubicata lontano dagli ospedali.

    E’ importante questo punto perchè tutta la popolazione deve avere la stessa qualità di assistenza. E’ quindi indispensabile implementare e migliorare l’emergenza territoriale del 118 sia con la telemedicina che con la formazione specifica degli operatori , sia nel percorso certo del paziente che , una volta preso in carico, deve essere
    trasportato nel centro di riferimento, adeguatamente attrezzato, più idoneo alla sua patologia senza passaggi intermedi di struttura. Se questa organizzazione fosse stata attuata, probabilmente il suo confratello sarebbe arrivato subito in un centro specialistico idoneo ad affrontare la sua patologia. Spero che, senza polemiche, sia possibile anche un pubblico confronto, portando numeri e cifre, per comprendere come rispondere al meglio alle esigenze sanitarie della popolazione.

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.