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  • Caccia nel caos, Pessolano spara su Provincia e Regione

    CACCIA al cinghiale: il Molise proroga di un mese il prelievo, per limitare i danni all’agricoltura, l’Abruzzo no. Monta la polemica negli ambienti venatori e nel mondo agricolo.

    «Ad oggi il mondo venatorio abruzzese non sa se può andare o no a caccia a beccacce e con i segugi a volpi. Inoltre in Molise hanno prorogato la caccia al cinghiale, mentre in Abruzzo non si fa nulla, nonostante i danni ingenti all’agricoltura».

    A parlare in questi termini è Angelo Pessolano, (al centro nella foto, ndr) presidente provinciale dell’ArciCaccia di Chieti. Una palese differenza di trattamento per i cacciatori abruzzesi rispetto a quelli molisani e Pessolano torna a mettere il dito nella piaga, denunciando inadempienze di enti pubblici e puntando l’indice sull’assessore regionale Pepe. dino pepe

    «L’assenza delle istituzioni in Abruzzo è lampante, dalla mancanza del piano faunistico regionale alla mancata costituzione dell’osservatorio faunistico regionale, alla mancanza di politiche gestionali per la fauna selvatica e regolamentazione sugli ungulati, nonostante le promesse dell’assessore regionale Dino Pepe (nella foto accanto, ndr) – continua Pessolano – Non si può tacere l’inadempienza da parte di Provincia, Regione e ATC regionali: la prima non ha pubblicato né probabilmente fatto la delibera di giunta per l’utilizzo del cane da seguita nel periodo dal 01 gennaio al 31 gennaio per la caccia alla volpe; la Regione in merito alla beccaccia non ha emanato nessun documento che indichi quali sono gli ATC che hanno ottemperato a quanto previsto dal calendario venatorio in merito al proseguimento del prelievo dal 01 gennaio al 10 gennaio così come previsto dal calendario venatorio 2014/2015; nessun ambito ha previsto un piano di prelievo per la specie beccaccia; gli ATC dal canto loro non hanno inviato il suddetto piano che dovevano redigere in base ai monitoraggi censimenti effettuati nella scorsa stagione. E ancora il cinghiale chiuso al 31 dicembre senza proroga anche se il mondo agricolo la chiedeva a gran voce; il piano triennale di contenimento della specie cinghiale non si sa che fine abbia fatto e se vi sarà un proseguimento del selecontrollo avviato l’estate scorsa; non si parla più di consulte provinciali per il piano faunistico scaduto da anni; non si è fatto nulla tranne le tante chiacchiere per il regolamento degli ungulati che bisognava urgentemente modificare. L”assessore regionale Pepe si è eclissato. Ora non ha più scuse, prima era appena arrivato, ma adesso è giunta l’ora che si dia una svegliata. Tante sono le situazioni critiche che bisogna modificare e a cui bisogna mettere le mani, partendo dalla legge regionale vecchia e iniqua, sulla gestione faunistica e territoriale e sugli statuti degli ambiti che molto spesso non fanno ciò per cui sono nati ma solo ed esclusivamente mero acquisto di selvaggina da buttare sul territorio con grandissimo dispendio di denari, con risultati quasi sempre nulli».

     

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