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  • Calendario venatorio, l’ArciCaccia boccia le modifiche

    Calendario venatorio della Regione Abruzzo, l’ArciCaccia boccia le recenti modifiche.

    Il presidente Pessolano (primo a sinistra nella foto, ndr): «Ci sono tali assurdità che è evidente che non sono state scritte da un tecnico venatorio».

    Apertura della stagione venatoria in vista in Abruzzo e, puntuali, fioccano le polemiche indirizzate al comparto tecnico della Regione che ha partorito un calendario e soprattutto delle modifiche infarcite di assurdità secondo quanto dichiarato alla stampa dal presidente provinciale dell’ArciCaccia, Angelo Pessolano.

    «Non capisco, sinceramente, quali criteri scientifici e tecnici ci possano essere alla base delle recenti modifiche apportate al calendario venatorio. – attacca Pessolano – Errori grossolani che non hanno alcuna giustificazione, che sono in parte retaggio della precedente gestione politica».

    Chiamato in causa, dunque, l’ex assessore regionale alla Caccia, Mauro Febbo. Ma anche l’attuale assessore, Dino Pepe (in foto, ndr), non è esente da critiche, sempre secondo Pessolano, perché «colpevole di non essersi dotato di un tecnico venatorio» per la stesura del calendario e delle modifiche. dino-pepe

    «Non si capisce perché, – continua Pessolano – a fronte delle continue segnalazioni di danni che arrivano dal settore agricolo e dei milioni di euro di denaro pubblico spesi ogni anno per i rimborsi, non si sia deciso di anticipare il prelievo del cinghiale al 21 settembre. L’apertura del primo ottobre è tardiva, perché in questo periodo è in corso la vendemmia e una pressione venatoria sulla specie cinghiale sarebbe stata utile. Inoltre non si capisce perché in Provincia di Chieti si sia deciso di bloccare i prelievi selettivi del cinghiale. I piani di prelievo sono stati portati avanti solo per metà nell’Atc Chietino-Lancianese e per i due terzi in quello Vastese. Cosa aspetta la Provincia a dare l’ok ai prelievi selettivi almeno nelle aree cinofile e di ripopolamento e cattura?».

    Altro punto dolente del calendario venatorio e delle modifiche apportate riguarda il prelievo della beccaccia. Possibile dal primo ottobre al 10 gennaio, ma solo negli Atc in possesso dei dati dello scorso anno sugli abbattimenti e che hanno effettuato un monitoraggio della specie. «Un’evidente assurdità, – spiega Pessolano – perché con l’introduzione del tesserino unico regionale gli Atc di fatto non hanno più quei dati. E si crea, così, una inaccettabile discriminazione tra cacciatori».

    E ancora nel mirino del presidente dell’ArciCaccia le aperture differenziate al fagiano, alla starna e alla quaglia. «Fagiano e quaglia aprono il 21 settembre, mentre la starna il primo ottobre. Questa differenza comporterà quasi sicuramente degli abbattimenti illegali di starne sin dal mese di settembre».

    E neanche le limitazioni al prelievo del colombaccio sono digerite da Pessolano: «In alcune zone, come l’abetina di Rosello nel Chietino, non sarà possibile prelevare i colombacci perché pare siano presenti alcuni rapaci protetti. Se sono protetti non c’è motivo di vietare la caccia, in quelle zone, a specie cacciabili».

    E per chiudere un’altra macroscopica «sciocchezza» contenuta nel calendario venatorio regionale: «Non è stata prevista la sospensione dell’addestramento dei segugi nel periodo dal 21 settembre al primo ottobre. Ciò potrebbe favorire dei comportamenti scorretti. Sarebbe bastato sospendere l’addestramento  fino all’apertura delle specie che prevedono l’utilizzo dei cani da seguita».

    «Ciò che è evidente, – chiude Pessolano – è che si tratta di un calendario e di modifiche scritte in assenza delle competenze che solo un tecnico venatorio potrebbe avere. Invito quindi l’assessore regionale Pepe a dotarsi nel più breve tempo possibile di un valido tecnico, per evitare di elevare al rango di norma delle evidenti sciocchezze e assurdità».

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

     

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