• Editoriale
  • Capitan Grake all’assalto di Toma Toma e Venetiale, storia semiseria di una campagna elettorale

    Siamo alla fine del XVI secolo, il teatro degli eventi si sposta dalla costa americana del Pacifico  centrale, ai Caraibi fino a approdare nei mari inquieti della vecchia Europa – più precisamente, l’infido Canale della Manica.

    I protagonisti: teste coronate alla ricerca di confermare che consolidino la loro potenza o che la proiettino su nuovi orizzonti geopolitici; avventurieri, che alla fine conquistano la ribalta internazionale e nazionale; e vecchie Repubbliche Marinare, che ormai vivono sommerse dai riti di un passato glorioso, senza avere né la capacità né la volontà di rivolgersi a un mondo che cambia velocemente.

    La Spagna – toma toma -, ormai,  da circa un secolo, ha consolidato un impero su le cui terre “non tramonta mai il sole”.  Le ricchezze accumulate con la scoperta del “Nuovo Mondo” – individuato soprattutto nei moderni Lazzaretti – le miniere d’oro dei nostri giorni – hanno bisogno di essere consolidate e protette. Il “Corsaro” Grake, ai servigi della regina vergine Grilletta, insidia i galeoni ancorati nei porti di Castro Monforte  pronti a salpare verso i lidi della Piana alle  pendici di uliveti secolari.  Ormai la corte non basta più, i parenti stretti e i vassalli acefali, nelle ultime battaglia, sono stati clamorosamente sconfitti. La tattica, ormai consolidata, del ricatto e della promessa procrastinata  “sine die” non fa più breccia nel popolo disperato e deluso. Allora si corre ai ripari. Il re di Spagna (con la Franza o con la Spagna, l’essenziale è che se magna…) Felipe Patric y Hello chiama a raccolta le sue truppe costituendo una “Armada Invencible” chiamando a condurla il Contrammiraglio di origine thaitiana Toma Toma. Questo enorme esercito, fino a ora, si è contraddistinto solo per un’arma segreta “la macchina del fango” azionata da compiacenti scrittori di “croniche” a gettone. “L’Invincibile Arata” veleggia invadere l’isola di  “Molisia”; ma per il 22 aprile, giorno previsto dello sbarco,  le avverse condizioni meteo, previsto su tutto lo scacchiere, potrebbero vanificare l’enorme sforzo bellico.

    Grake non dà tregua, oltre all’assalto al porto principale, le truppe nazionali della regina Grilletta si insinuano nel territorio mettendo in dubbio il “Trattato Pozziliense” sottoscritto  con le vecchie “Repubbliche marinare” ora rappresentate dall’unica superstite, la Repubblica oligarchica “Venetiale”. Quest’ultima, fino a poco tempo fa, protagonista nello scacchiere mondiale, si fregia di un grande passato mercantile; nel proprio piccolo bacino di azione, prima centro del mondo, ancora esercita un potere che può sembrare egemone, ma su limitati interessi, comunque irrilevanti per i destini futuri. Si mantiene fortemente ancorata su vecchi schemi e ha perso la lucidità e la capacità di guardare ai veri interessi in gioco. Il popolo l’ha abbandonata, lasciando l’obsoleta Repubblica ai vecchi riti che servono solo a perpetrare un potere che, in fin dei conti, non esiste più.  Il popolo, da sempre saggio e arguto, ha capito, già dalle ultime battaglie, che il Capitano Grake rimane l’ultima speranza per rifondare una vera “Repubblica” indipendente, alla base della quale ritornino i principi del “libero” mercato, della “libera” iniziativa, della protezione del lavoro quale bene supremo e ricevere da esso dignità e protezione.

    Affidarsi a un “Corsaro” e alla sua regina può avere dei  rischi. Ma di fronte al pericolo di rimanere schiavi per sempre di un’oligarchia  che sta usando i mezzi più infami in circolazione; affinché mantenga integri i propri affari e i propri privilegi.

    Concludendo e auspicando,  vale la pena fidarsi in mancanza di una “Repubblica” che ha derogato, irrevocabilmente, a tutte le sue prerogative di libertà e dimenticando la continua ricerca del “Bene Comune” alla base della sua storia secolare.

    di Armando Bartolomeo 

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