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  • Cerroni: «Farsi largo tra crocifissi e rosari, silenziare la musica dalla consolle del Papeete Beach»

    AGNONE – «Bisogna farsi largo tra crocifissi e rosari, Vangelo e stimmate, per accorgersi che la follia di gabbie salariali per cui un medico del nord deve guadagnare più di uno del sud non può avere cittadinanza nel Paese dei grandi divari regionali».
    Caterina Cerroni, agnonese, giovane esponente del Pd, già candidata alle ultime elezioni europee, interviene sulla delicata fase politica attraversata dal nostro paese. E lo fa con un video sulla sua pagina Facebook del quale riportiamo il testo integralmente.
    «Questi giorni di tensione per la politica rappresentano per tante persone in Italia un momento di speranza, perché quello a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi di governo è stata la perdita di potere delle persone, contrariamente a quanto stabilito dal primo articolo della nostra costituzione, contrariamente a quanto si dovrebbe in una democrazia rappresentativa, nell’illusione di una democrazia diretta fatta di like, di social media, di siti di società private, le persone anno perso potere. Quello che mi auguro per il Governo è un cambiamento vero. La parola cambiamento è entrata nel linguaggio comune, svuotandosi completamente di significato. E noi abbiamo bisogno invece che le persone riacquistino la capacità di essere ascoltate, riacquistino il potere di essere riascoltate se c’è un ospedale che chiude nella propria città, se c’è una scuola che non eroga un servizio pubblico all’altezza, se c’è una barca con dei bambini a bordo che viene lasciata fuori dall’Italia».
    Queste le parole scelte dalla giovane democratica agnonese, per la quale qualcuno parla di qualche incarico in seno al governo di minoranza appena varato. «Dopo una notte lunga 14 mesi serve silenziare la musica dalla consolle del Papeete Beach per ricordare che una flat tax che aumenta le disuguaglianze tra le persone è il problema, non la soluzione. – prosegue in un altro post Caterina Cerroni – È necessario mettere da parte la calca delle dirette social per non restare indifferenti alla disumanità dei decreti sicurezza, illegalità della politica dei porti chiusi, criminalizzazione di chi soccorre sostituendosi allo Stato. E non serve un voto su Rousseau per sapere che non deve accadere mai più, che la priorità è cancellare tutto questo. Ma prima di ogni speranza di cambiamento viene il potere: quando chiude un ospedale, quando una persona perde il lavoro, quando un minore è in pericolo alla frontiera dell’Europa, potere non sia mai più un controverso sostantivo pesante di paura, ma sempre un verbo carico di speranza, restituito alle persone».
    Intanto il potere, nel senso di sostantivo, è stato dato, per le solite democristiane alchimie costituzionali e parlamentari, ad un partito, quello di Caterina Cerroni, sconfitto pesantemente alle ultime elezioni politiche, proprio alla faccia dell’articolo citato dalla esponente dem, quello che stabilisce che la sovranità appartiene al popolo. Bisognerebbe riscriverlo con la seguente frase: «il potere appartiene ai partiti». Soprattutto a quelli che le elezioni le hanno perse.

    Francesco Bottone

     

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