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  • Cinghiali: la Corte Costituzionale ci ripensa e sdogana i selecontrollori

    «I tempi sono maturi. Adesso si passi dalle parole ai fatti». Così Giuseppe Spinelli, Delegato Confederale di Coldiretti Molise, ha commentato la recente sentenza della Corte Costituzionale con la quale, di fatto, la Consulta autorizza gli agricoltori proprietari o conduttori dei fondi, muniti di regolare licenza di caccia, ad abbattere i cinghiali nei propri terreni. Una sentenza, questa, che nella sostanza era già stata “anticipata” dalla Regione Molise la quale, dopo le ripetute ed incessanti pressioni di Coldiretti Molise, ha di recente approvato una modifica della Legge regionale sulla caccia del 10 agosto 1993 n. 19.

    La nuova norma prevede, infatti, che: «qualora la presenza sul territorio regionale di una specie faunistica venabile risulti eccessiva, la Giunta Regionale, ai fini della riduzione delle criticità arrecate, può con propri atti estendere il periodo del prelievo venatorio per l’intero arco temporale, inteso dall’inizio al termine dell’intera stagione venatoria» e che i piani di controllo della fauna selvatica «possono essere attuati tramite le guardie venatorie dipendenti delle Provincie e da altri soggetti purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio».

    «Ciò va nella direzione di quello che Coldiretti Molise sta chiedendo ormai dallo scorso agosto, ovvero che gli imprenditori agricoli, muniti di regolare licenza di caccia, possano abbattere, nel corso di tutto l’anno, i cinghiali nel proprio fondo. – continua la nota dell’associazione di categoria – Questo a tutela non solo del lavoro degli agricoltori ma anche dalla pubblica incolumità, dal momento che i cinghiali non si limitano più “solo” a devastare e distruggere interi campi e raccolti, spesso aggredendo gli agricoltori a lavoro, ma entrano indisturbati nei centri abitati e provocano sempre più spesso incidenti stradali, anche mortali».

    «Una situazione non più sostenibile» che Coldiretti Molise denuncia con forza ormai da almeno due anni e che si è enormemente aggravata nelle ultime settimane, «ovvero da quando le restrizioni governative, dettate dalle misure di contenimento del Corona Virus, hanno fatto si che la fauna selvatica, cinghiali in primis, si appropriasse del territorio».

    Per questo «la recente sentenza della Corte Costituzionale – afferma Giuseppe Spinelli – apre adesso le porte anche alla modifica della Legge nazionale 157/92 sulla Caccia, ormai divenuta inadeguata tanto per i cambiamenti ambientali e faunistici in atto da anni nell’intero Paese quanto per la tutela delle attività agricole e non ultima la sicurezza di tutti i cittadini».

    «Una situazione tristemente nota a tutti che sta spingendo i sindaci del Molise, dietro sollecitazione della Coldiretti, a chiedere alla Regione, con una formale delibera di Giunta o di Consiglio, di decretare lo stato di emergenza sull’intero territorio regionale, così da poter attuare interventi straordinari per risolvere un problema che è ormai fuori controllo».

    «A pagare il conto di questa annosa situazione – spiega il Direttore regionale di Coldiretti Molise, Aniello Ascolese – non possono continuare ad essere gli imprenditori agricoli che chiedono solo di esercitare il proprio legittimo diritto d’impresa, producendo per i cittadini e non per gli animali nocivi. A rischio infatti, oltre all’equilibrio ambientale, è la stessa presenza degli agricoltori soprattutto nelle zone interne e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico».

    «Se contro gli evidenti cambiamenti climatici, così come contro la pandemia da coronavirus e non da ultimo nei confronti delle oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli all’origine, che risentono delle grandi tensioni internazionali, sia le Istituzioni che il mondo agricolo possono ben poco, almeno nell’immediato – ribadisce Ascolese – su questo fronte possiamo e dobbiamo fare da subito di più. Lo dobbiamo ai nostri agricoltori – conclude Ascolese – che non ne possono più delle continue scorribande di cinghiali che vanificano il lavoro di un anno e alle prese già con tante altre emergenze che rischiano di pesare oltremodo sui loro bilanci aziendali».

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