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  • Cinghiali, l’assessore Cavaliere: «Abbattimenti tutto l’anno a difesa delle coltivazioni»

    Emergenza cinghiali anche in Molise, una delle poche regioni in Italia a non aver ancora messo in campo contromisure quali la caccia di selezione o il selecontrollo, affidandosi solo alla normale braccata e agli abbattimenti costanti dei bracconieri. L’Eco ha intervistato sull’argomento l’assessore regionale alla Caccia, Nicola Cavaliere.

    Assessore, nei giorni scorsi ha tenuto un incontro con Atc e Consulta della caccia in merito all’emergenza cinghiali. Ha parlato di «strumenti eccezionali» per la gestione del cinghiale in Molise. Ci spiega più in dettaglio quali sono?

    «Vero, due incontri nella stessa giornata per affrontare un tema che sta a cuore in primis alle associazioni agricole, ma anche a sindaci, amministratori e semplici cittadini, spesso automobilisti che segnalano la presenza degli ungulati lungo le strade molisane, senza dimenticare le consuete notifiche pervenute dalle prefetture. Tengo a sottolineare che la nostra Regione è una delle poche a non aver ancora pianificato un piano straordinario di riduzione dei cinghiali e per questo motivo un mese fa ho incontrato la responsabile nazionale dell’Ispra affinché si possa procedere presto alla caccia di selezione sul nostro territorio, nel periodo di chiusura della normale attività venatoria. In tal senso, i presidenti dei tre Atc mi hanno garantito la disponibilità sull’organizzazione e gestione dei corsi».

    Perfetto, la caccia di selezione dunque finalmente anche in Molise, ma ci sono in campo altre iniziative?

    «Certo, quelle già previste dalla 157/92 (legge nazionale) e recepite dalla legge regionale numero 19/93 che offre la possibilità ai proprietari terrieri o da chi gestisce il fondo, muniti di licenza di caccia, di essere vigili e sentinelle sul proprio terreno e di procedere all’abbattimento, previa autorizzazione, al di fuori del periodo venatorio. La Regione Lombardia ha già attuato tale strumento, per questo mi sono più volte recato a Milano, dove il Direttore generale mi ha illustrato la loro programmazione, ma anche la notifica di un recente ricorso presentato al Tar da un’associazione ambientalista che di fatto crea problemi di natura temporale e mi obbliga ad accelerare sulla caccia di selezione. Va però precisato che gli agricoltori, in possesso di tesserino, che frequenteranno il corso potranno comunque abbattere gli ungulati sul proprio territorio anche nel periodo di caccia chiusa».

    Coldiretti Molise ha chiesto ripetutamente un ampliamento della caccia, ma evidentemente oltre i tre mesi di braccata non è possibile andare senza prima cambiare la legge nazionale, l’ormai datata 157. Probabilmente Coldiretti auspica l’introduzione di nuove tecniche di prelievo in aggiunta alla braccata, quali la caccia di selezione e il selecontrollo. Qual è la posizione dell’assessorato rispetto a queste due forme di prelievo?

    «La Regione non è affatto indifferente al ventaglio di proposte presentato dalla Coldiretti, tanto meno in contrasto. Anzi, c’è piena sintonia con il mondo agricolo che avanza legittime richieste, come non si può non considerare il giusto grido d’allarme di quegli imprenditori che vedono sacrificati i loro raccolti a causa dei cinghiali. Ma il tutto va ricondotto ad atti amministrativi corretti e a soluzioni davvero attuabili, questo nel primario interesse di chi subisce maggiormente le conseguenze dell’attuale emergenza».

    Il suo predecessore, Cristiano Di Pietro, ha tentato di introdurre la caccia di selezione in Molise, trovando l’ostruzionismo degli stessi cacciatori e pare anche degli Atc. A che punto è l’iter? Partirà e quando la caccia di selezione in Molise?

    «Non faccio paragoni col passato, lavoro nel presente e guardo al futuro, con l’ottimismo dovuto alla piena sinergia che ho registrato nella Consulta regionale della caccia, che rappresenta insieme il mondo agricolo, quello venatorio e quello ambientalista».

    Il vicino Abruzzo ha varato, sotto l’assessorato di Dino Pepe, la legge che permette la commercializzazione della fauna selvatica, trasformando il problema cinghiali in una risorsa economica per il territorio. Pensa che sia possibile una legge simile anche in Molise? Eventualmente con che tempistiche?

    «Un atto amministrativo nella precedente legislatura ha precostituito un iter per la trasformazione e commercializzazione della fauna selvatica in Molise. Io dal canto mio ho già incontrato un’associazione di macellai interessati all’iniziativa, creando cosi una filiera corta che va certificata e che potrà essere operativa nei prossimi mesi. Devono però esserci le condizioni, soprattutto la costante disponibilità di materia prima. Ovvero carne di cinghiale tutto l’anno».

    La Provincia di Terni, in Umbria, ha introdotto negli anni scorsi il sistema “Life Strade”: sensori luminosi e sonori installati nei pressi degli attraversamenti della fauna selvatica sulle maggiori arterie stradali. Quella tecnologia ha permesso di ridurre sensibilmente, fino quasi all’azzeramento, gli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica. A quando l’introduzione anche in Molise di questi mezzi tecnologici?

    «Ho intenzione di conoscere in maniera approfondita questo strumento, tra l’altro ho un rapporto amichevole con l’assessore alla Caccia dell’Umbria Fernanda Cecchini che mi aiuterà a comprendere bene l’efficacia di tale tecnologia, anche se avanzo non poche riserve sul profilo dei costi e su quello della copertura sull’intero territorio. Il mio è obiettivo è comunque quello di limitare le zone di popolamento e cattura e di addestramento cani nelle zone altamente boschive. E’ una linea che ho portato avanti quando ero assessore provinciale (2002/2006), devo però evidenziare che invece il Piano faunistico della provincia di Isernia presenta invece difformità che vanno corrette. Concludo sottolineando che oltre le misure citate, insieme ai colleghi delle altre Regioni è in atto un lavoro di diplomazia e al contempo pressione politica presso i ministeri dell’Agricoltura e dell’Ambiente per apportare modifiche sostanziali alla legge 157 e mettere appunto le Regioni nelle condizioni di governare al meglio e con tutti gli strumenti necessari il fenomeno nei propri territori. Anche perché le risorse finanziarie finalizzate ai risarcimenti danni agli agricoltori e per i sinistri stradali non sono più sostenibili. Occorre infine essere consapevoli che ricette miracolose non esistono e che nessuno in Italia oggi è purtroppo riuscito a debellare totalmente l’emergenza».

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

    tel: 3282757011

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