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  • Cinghiali: ok al controllo in Abruzzo “zona rossa”, ma di fatto la determina è inapplicabile

    Sempre più Prefetture stando dando il via libera alla ripresa dell’attività venatoria, anche in forma collettiva, quindi in braccata, perché riconoscono alla caccia una irrinunciabile funzione deterrente contro il proliferare incontrollato dei cinghiali sul territorio anche in ragione dello spauracchio delle peste suina ormai alle porte dell’Italia. E’ già avvenuto in Emilia Romagna e nelle Marche e anche l’Umbria attende un analogo provvedimento in queste ore. In Abruzzo invece, che però è attualmente zona rossa, al momento gli uffici tecnici della Regione hanno inteso riattivare solo le attività di controllo, quelle gestite dalla Polizia provinciale a tutela delle colture e a prevenzione degli incidenti stradali.

    Di fatto il documento firmato dalla dirigente del settore, Elena Sico, non produrrà quasi alcun effetto, perché lascia campo di azione ai soli appartenenti alla Polizia provinciale e alle guardie venatorie volontarie, poche unità in tutta la regione. Rispetto agli anni precedenti, infatti, la direttrice Sico ha sottolineato che i selecontrollori autorizzati «potranno operare, coordinati dalla Polizia provinciale, nei terreni in conduzione o di proprietà, ubicati anche al di fuori del territorio comunale».

    Pone un vincolo stringente, dunque, la dottoressa Sico, quello cioè che i conduttori di fondi posso abbattere cinghiali solo ed esclusivamente sui propri terreni. Negli anni scorsi invece la Regione autorizzò l’impiego dei selecontrollori conduttori di fondi anche al di fuori del proprio terreno, precisamente su tutto il territorio dell’Atc di riferimento. Atteso che non sono sopraggiunte modificazioni normative, delle due l’una: o sbagliava nella sua interpretazione estensiva il precedente direttore oppure sbaglia oggi la direttrice Sico.

    Tra l’latro, in premessa, la direttrice Sico ha precisato che ai suoi uffici in Regione «pervengono numerose segnalazioni di presenza di cinghiali nei pressi dei centri abitati». E nei centri abitati è piuttosto difficile che ci sia un terreno condotto da un selecontrollore pronto ad abbattere cinghiali “confidenti”. Scritto così come lo ha firmato Elena Sico, quel documento autorizza ad intervenire solo la Polizia provinciale e le guardie venatorie, lo ripetiamo, poche unità in tutta la regione. Poco più che un buco nell’acqua. I cinghiali possono dormire sonni tranquilli.

    Francesco Bottone

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