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  • Codice antimafia, sequestrati beni per 16 milioni di euro in Abruzzo

    Immobili di lusso, beni aziendali, partecipazioni societarie e disponibilità finanziarie, per un valore nominale complessivo di circa 16 milioni di euro sono stati sequestrati dai Finanzieri dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Pescara e di Chieti ad un noto imprenditore di Montesilvano (PE) , già arrestato per ben due volte dagli stessi Finanzieri nei mesi di settembre ed ottobre 2015 nell’ambito delle operazioni “BANCO-MATT” e “VIRIBUS UNITIS” che hanno accertato una truffa ai danni dello Stato di oltre 100 milioni di euro.
    Il provvedimento odierno è stato disposto dal Tribunale di Chieti quale misura di prevenzione patrimoniale finalizzata alla confisca dei beni ai sensi del D. Lgs. n.159/2011 (c.d. Codice antimafia) su proposta formulata dalla Procura della Repubblica di Chieti che aveva condiviso le ipotesi investigative formulate dalla Guardia di Finanza di Pescara circa il profilo criminale dell’imprenditore e sulla illecita provenienza delle cospicue ricchezze accumulate dal medesimo nel corso del decennio 2005-2015.
    Le complesse indagini svolte dalle Fiamme Gialle di Pescara e di Chieti, attraverso la certosina disamina dei flussi finanziari e degli investimenti operati, hanno consentito di ricostruire non solo la disponibilità di beni mobili, immobili e di società intestate fittiziamente a familiari e/o terze persone, ma anche di qualificarne l’elevato spessore del profilo criminale caratterizzato, sin dagli anni ‘80, da diverse condanne, alcune anche in via definitiva, e da numerosissimi procedimenti penali ancora pendenti, per reati di notevole allarme sociale quali l’associazione per delinquere, estorsione, bancarotta fraudolenta ed illeciti ambientali.
    Emergeva anche, da tale ricostruzione, che il prevenuto era dedito alla commissione abituale, in qualità di dominus di un sodalizio criminoso, plurimi reati in materia tributaria, con lo scopo principale di frodare, a proprio vantaggio e con qualsiasi mezzo, l’Erario.
    L’ingente patrimonio accumulato avvalorava la tesi che lo stesso vivesse dei proventi delle proprie attività illecite, reinvestendo tali profitti in quote societarie, attività commerciali e/o immobili, che sono state oggetto del sequestro odierno.
    Fondamentale per il buon esito della misura di prevenzione patrimoniale è stata l’analisi da parte degli investigatori dei redditi dichiarati dal 2005 al 2015 dall’imprenditore e dai suoi familiari, i quali hanno percepito e dichiarato redditi erogati da diverse società, fatto che apparentemente legittimava il possesso dei beni posseduti come pure l’elevatissimo tenore di vita. Tuttavia, l’analisi dei flussi finanziari e delle architetture societarie ha consentito agli investigatori di accertare che le aziende che erogavano i proventi erano detenute direttamente o indirettamente dal proposto e che le stesse evadevano costantemente l’obbligazione tributaria con lo Stato attraverso false fatturazioni e indebite compensazioni con crediti IVA fittizi.

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