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  • Contratto sessuale, Zingariello: Mai esistito

    La vetrina è quella nazionale. Le telecamere quelle di La7. L’interlocutore Lilli Gruber, la trasmissione «Otto e mezzo». È questo il palcoscenico che ha scelto Lucia Zingariello per mettere in piazza le storie abruzzesi, quelle che stanno a metà strada tra politica e sesso, quelle che hanno messo alla berlina le attività della giunta regionale.

    Lei, Lucia, per il posto di lavoro e un lauto stipendio mensile (tremila euro) avrebbe garantito all’assessore Luigi De Fanis le sue prestazioni sessuali. Tutto garantito. Nero su bianco. Un contratto che però non è mai spuntato. Un contratto che sarebbe stato ritrovato in tanti pezzetti nel cestino di De Fanis e ricomposto come un puzzle dalla Forestale.

    Una strenua difesa quella di Lucia Zingariello che ha negato qualsiasi tipo di relazione e di rapporto sessuale con Luigi De Fanis.

    «L’unico contratto che ho firmato, un po’ di anni fa, è stato quello con mio marito». La Zingariello ha negato anche l’esistenza del contratto, sottolineando che quei pezzi di carta che vanno girando sarebbero falsi. «Almeno tre ne ho visti pubblicati, uno con il mio nome, uno senza e uno colorato. Qualcosa non funziona». Di vero un post it, quel foglietto giallo con cui De Fanis avrebbe fatto avances.

    «Un post it, un gioco, non credo si possa chiamare contratto. Sì, l’assessore si era invaghito, aveva manifestato una particolare propensione nei miei confronti, forse perché stavo per andare via. Ma quel contratto non l’ho mai visto, non ne ho contezza, sto cercando, con il mio avvocato, di capire». E di quel post it De Fanis chiese subito scusa. «Si rese conto di quell’atto poco gentile».

    Lucia Zingariello ha raccontato il momento del suo arresto, mettendo sotto accusa il comportamento della guardia forestale.

    «Alle 5.40 del mattino sono venuti in sette acasa mia, cinque maschi e due donne. Se avessi ucciso dieci bambini sarei stata trattata con più riguardo. Solo a mezzogiorno sono riuscita a contattare il mio avvocato. Prima di andare in bagno sono stata perquisita da un uomo che mi ha accompagnato, nonostante avessi chiesto la presenza di una donna».

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    È accusata di peculato, concussione e truffa, ha raccontato i suoi viaggi a Roma e a Bologna, insieme all’assessore.

    «A Bologna dovevo fare una visita medica, ho approfittato che l’assessore dovesse recarsi lì per una mostra per usufruire di un passaggio. A Roma andavamo ogni settimana per incontri istituzionali». Non le piace passare come la segretaria geisha e annuncia querele contro tutti quelli che l’hanno ffesa.

    La Zingariello ha difeso il valore della famiglia, ha ribadito che il marito le è rimasto vicino. Una difesa a 360 gradi che solamente la parte processuale che verrà potrà confermare o smentire.

    Fabio Capolla

    http://www.iltempo.it/

     

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