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  • Covid19: infermiera lavora 14 giorni in sala operatoria, poi risulta positiva

    VASTO – «A Vasto oltre il 40% dei positivi a Coronavirus sembra essere personale sanitario in servizio. Dei 47 casi accertati, infatti, ben 19 risulterebbero lavoratori Asl. Tra questi spiccano i due infermieri del reparto di Urologia, vero e proprio fiore all’occhiello del nosocomio vastese; ma anche un’infermiera del nido e uno del reparto di rianimazione. Ultimo caso in ordine di tempo, che ha palesato la totale inadeguatezza della gestione degli screening, è relativo ad un’infermiera anestesista che ha eseguito il tampone a fine marzo ed ha avuto il riscontro di positività al Coronavirus ben 14 giorni dopo. Lasso di tempo lunghissimo in cui l’infermiera ha svolto con professionalità il suo lavoro in sala operatoria, senza sapere di essere un vettore del virus proprio in quegli ambienti dove si recano i pazienti più deboli». Una situazione «insostenibile» che viene messa in luce, a seguito di una segnalazione da fonti interne alla struttura, dal Vice Presidente della Commissione Sanità di Regione Abruzzo, Francesco Taglieri (M5S), e dal Presidente della Commissione Vigilanza Pietro Smargiassi (M5S).

    «Questi dati la dicono lunga sulla gestione del contagio all’interno della Asl 02 di Lanciano Vasto Chieti – affermano – registriamo purtroppo interventi tardivi nella sanificazione degli ambienti, che per risultare efficacie deve essere effettuata in reparti chiusi al pubblico senza personale operativo. Cosa che non sembra essere venuta, per esempio, nel reparto di urologia di Vasto nonostante si tratti un’eccellenza territoriale che registra da anni mobilità attiva verso la nostra regione e che quindi dovrebbe essere preservata con la maggiore cura possibile. Inoltre sembra evidente che lo screening per il personale non risulti efficace. Perché la Asl non ha pensato, per esempio, ad una corsia preferenziale per le analisi in laboratorio dei tamponi del personale sanitario? I risultati dei test, se adeguatamente gestiti, potrebbero arrivare in 6 o 8 ore e non dopo 14 lunghissimi giorni in cui chi si impegna a salvare delle vite diventa inconsapevolmente un portatore di virus. Come spiegheremo a questi infermieri, persone che hanno una vocazione alla cura del prossimo, che l’inefficienza di una Asl può trasformali in vettori inconsapevoli del contagio? Chiediamo, alla Dirigenza Asl e all’Assessore Verì in particolare, di prendere immediatamente provvedimenti adeguando i laboratori alla tutela del personale e quindi implicitamente dei pazienti. Le criticità riscontrate a Ortona, Lanciano e Atessa dovrebbero fare scuola e non essere ignorate, perché solo imparando da quegli errori sarà possibile evitarli in altre strutture» concludono.

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