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  • Covid19, messaggio allarmistico su WhatsApp: è procurato allarme, indagato l’autore e chi lo ha inoltrato

    CAMPOBASSO – Messaggio allarmistico su un falso contagio incontrollato in ospedale a Campobasso, la Procura apre un’inchiesta: il responsabile, insieme a chi ha ripostato il messaggio, sarà denunciato per procurato allarme. Nel corso della mattina di oggi ha avuto diffusione in Molise un audio, inoltrato migliaia e migliaia di volte su WhatsApp, con il quale un idiota al momento ignoto riferiva, senza essere un giornalista ovviamente, notizie allarmanti circa le condotte che un paziente realmente ricoverato per Covid19 al “Cardarelli” di Campobasso avrebbe avuto prima del ricovero stesso. Secondo l’audio il paziente avrebbe causato una diffusione del virus assolutamente incontrollabile. Il Procuratore della Repubblica di Campobasso, Nicola D’Angelo, informato della vicenda, ha delegato il Nas dei Carabinieri di svolgere le opportune verifiche che sin dai primi accertamenti hanno reso evidente l’assoluta falsità dei fatti narrati in quell’audio demenziale. Smentite, dunque, sia le tardive informazioni circa la sintomatologia rese all’autorità sanitaria, come anche l’accertata positività dei parenti e familiari del paziente malato. Falso anche l’avvenuto ricovero della sorella e la frequentazione del paziente di cinque locali affollati prima del ricovero. Alla luce di quei riscontri dei militari del Nas, la Procura di Campobasso sta procedendo per il reato di procurato allarme, ai sensi dell’articolo 658 del codice penale. «Di tale reato saranno chiamati a rispondere anche eventuali altri soggetti che, nella consapevolezza della non veridicità di quanto affermato nell’audio, dovessero divulgarlo ulteriormente» precisa il procuratore Nicola D’Angelo.

    Il concetto è chiarissimo: rispetto alla diffusione di notizie false e allarmistiche (sbarchi di truppe Usa, movimento di truppe sul territorio nazionale, disinfezioni dal cielo mediante elicotteri, ecc.) risponderà di procurato allarme non solo l’autore, ma anche chi le diffonde. 

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