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  • Dialisi Agnone, malati scrivono a Toma e Asrem: “Nuovi locali non a norma”

    AGNONE – Lamentano carenze strutturali nonché igienico sanitarie i dializzati del San Francesco Caracciolo che tra non molto dovrebbero sottoporsi alle cure salvavita nei nuovi (si fa per dire) locali un tempo destinati alla Lungodezenza. Così in una missiva inviata al presidente della Regione Molise, Donato Toma e ai vertici Asrem chiedono di apportare interventi urgenti. “Se ciò non dovesse avvenire – scrivono – rifiuteremo il trasferimento nei nuovi locali destinati alla Dialisi”. Di seguito riportiamo la lettera inviata alla redazione de l’Eco online.

    Di nostra spontanea volontà, vista la ridda di voci che interessano la ristrutturazione del nostro centro Dialisi e la sua collocazione provvisoria negli ex locali della Lungodegenza – esordiscono nella missiva –  ci siamo permessi di fare un sopralluogo nei locali che si stanno allestendo, ravvisando molte criticità e problematicità. Premettiamo che in mezzo a noi vi sono idraulici, muratori, un ex cappellano ospedaliero che ha ricoperto incarichi a livello nazionale, ha partecipato ad incontri di formazione in managment sanitario, e sicurezza degli ambienti sanitari, e per questo ci permettiamo di parlare.

    • La prima criticità riguarda le 4 stanze individuate per l’emodialisi. Vi sono 4 porte di larghezza minima, massimo 1 metro, attraverso le quali a stento passa una barella, e hanno al loro interno, posizionato proprio sulla parete dove sono stati ubicati i terminali degli attacchi dei tubi da parte della ditta incaricata, un bagno a cui sono stati espiantati i bidè e con fogna a cielo aperto; anche se si ovviasse al problema igienico murando la porta relativa, lo spazio individuato sulla parete, data la larghezza maggiore dei letti e delle poltrone dialisi, non consente che di posizionarvi se non 2 letti/poltrone ed una sola macchina dialisi, o due macchine dialisi e un solo letto/poltrona. Invece vi sono previsti 2 letti/poltrone e due macchine: per cui è assolutamente necessario smantellare i bagni, rifare i pavimenti, e gli intonaci, in modo da poter posizionare le due postazioni dialisi previste; lo stesso dicasi della stanza a sinistra ex camerone dove entrano massimo 3 letti/poltrone e 2 macchine o viceversa.
    • Ci siamo accorti che le tre stanze sul lato destro sono separate tra tramezzi in cartongesso. Tenendo presente che non sono previsti lavori che rendano igieniche e sicure le stanze per la prevenzione delle infezioni, per cui potremmo rifiutarci di trasferirci se non si ovvia a tale problema, anche perché noi in dotazione presso la struttura abbiamo solo 2 lampade sterilizzatrici a raggi ultravioletti, e le stanze sono quattro, per garantire ciò, proponiamo di abbattere i due tramezzi interni di collegamento delle tre stanze e di smantellare i bagni; rifare intonaci e pavimentazioni; murare con cartongesso la prima e terza porta; allargare almeno a 180 centimetri la porta centrale per consentire l’accesso delle barelle; siccome i tubi posti possono essere facilmente smontati e rimontati in altro percorso, smontare quelli posti attualmente e rimontarli in modo da coprire il perimetro delle tre stanze unificate, di modo che vi possono essere posizionati 8 attacchi e agevolmente, rispettando gli 8 metri quadrati a postazione, posizionare 8 postazioni; inoltre su un lato basterebbe 1 lampada sterilizzatrice a raggi ultravioletti da smontare dalla dialisi esistente; per quello che concerne il camerone, va smantellato il bagno, e vi entrano così tre postazioni con gli 8 metri quadrati previsti per ognuna, arrivando ad 11 postazioni. Il motivo di questo ragionamento è che noi non crediamo più nella possibilità di un doppio turno e che arrivi un secondo nefrologo in zona e allora è necessario, con il personale esistente, 1 nefrologo e 4 infermiere, garantire un comodo turno unico che consenta anche le quarte sedute a tutti ove necessarie, e in considerazione del fatto che ad oggi siamo 15 pazienti in dialisi, 2 in imminente entrata e in lista di attesa, e ben 6 pazienti originari di queste zone in emodialisi che puntualmente fanno richiesta nei mesi estivi a turno di rientrare da aprile a ottobre in questa zona e che da anni non è possibile soddisfare.
    • Visitando il luogo ubicato per la realizzazione provvisoria del Centro Dialisi dell’ex lungodegenza, e in considerazione del fatto che il DCA 46/2018 ha previsto stanziamenti per il nuovo ospedale dove saranno ubicate le strutture previste di RSA, abbiamo constatato che questo, con pochi lavori e prendendo al minimo i 2/3 dell’ala, potrebbe garantire un idoneo centro dialisi ben realizzato in maniera definitiva, ben ubicato rispetto al pronto soccorso, con spogliatoi finalmente adeguati, con la possibilità del posto per coloro che devono dializzare in contumacia, accessibile dagli ascensori, e con standard di sicurezza e qualità molto migliori rispetto alla soluzione ristrutturativa ipotizzata del vecchio centro. Inoltre, consentirebbe di spendere in una sola soluzione e con evidente risparmio i soldi previsti per la ristrutturazione, e non prima una somma notevole per una soluzione provvisoria pasticciata, e poi un’altra somma considerevole per ristrutturare l’angusto esistente senza guadagnare un metro quadro, con tutti i disagi che permarrebbero con massimo 9 posti insufficienti senza che questi alla fine raggiungano gli 8 metri quadrati previsti per ognuno e con tutto il risicato, insufficiente e angusto. Teniamo a sottolineare che l’ipotesi ristrutturativa del centro attuale, non consentendo alcun guadagno reale di spazio, prevede soluzioni molto anguste per bagni, spogliatoi e servizi che non risolvono alcun disagio, mentre nell’ala dell’ex lungodegenza gli spazi ci sarebbero e sarebbero dignitosi.
    • Infine, comunque, se il centro dialisi provvisorio non ha standard qualitativi, di sicurezza clinica, di igiene, rischio sanitario, di adeguatezza clinica almeno sufficienti, per rispetto della nostra dignità e della nostra vita noi ci rifiuteremo categoricamente di trasferisci dalla nostra sede attuale, che nonostante le problematicità che voi conoscete, ha comunque standard qualitativi accettabili per sicurezza clinica, igiene, rischio sanitario, adeguatezza clinica.

     

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