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  • Emergenza cinghiali, colpa dei Parchi e delle aree protette: è l’effetto spugna

    Emergenza cinghiali, colpa dei Parchi e delle aree protette.

    Le zone dove la caccia è preclusa fungono da polmone dove gli animali si rifugiano e prolificano indisturbati: è quello che gli studiosi chiamano effetto spugna.

    Braccata nel mirino degli animalisti, con lo scopo ultimo e nemmeno troppo celato di abolire la caccia. Gli animalisti inoltre continuano ad accusare i cacciatori per la reintroduzione del cinghiale in Abruzzo, con specie non autoctone, ma originarie dei paesi dell’Est Europa. Gli animalisti però omettono di dire che i danni, in particolare in Abruzzo, sono in continuo aumento dal 1992. Guarda caso proprio dall’entrata in vigore della legge quadro sulle aree protette (394/91). I primi cinghiali sono comparsi in Abruzzo intorno agli anni ’80 e nei dieci anni successivi nessuno si è mai lamentato dei danni. Dieci anni, considerato il tasso riproduttivo della specie, per i cinghiali sono tanti. I cacciatori sarebbero stati quindi in grado di arginare il problema con la caccia in braccata. Poi, per la volontà politica di qualcuno, sono arrivate le aree protette e gran parte del territorio regionale è stato chiuso alla caccia. Porzioni sempre crescenti di territorio sottratti all’attività venatoria. E guarda caso proprio nelle aree protette i cinghiali si rifugiano e prolificano a dismisura. Appare del tutto evidente alla luce della più elementare logica che i Parchi hanno una grossa responsabilità rispetto alla emergenza cinghiali in atto Abruzzo, in quanto, allo stato dei fatti, non sono stati in grado di gestire la specie. Perché le parole gestione faunistico-venatoria e abbattimenti non sono contemplate nel vocabolario dei Parchi. Guai a sparare, guai ad introdurre una carabina dentro un parco. Meglio procedere ipocritamente con le catture mediante gabbie e la successiva macellazione, qualcosa di molto simile al maltrattamento animale. Nel momento in cui un ente subentra nella gestione di una porzione di territorio, la responsabilità di quello che succede è sua e non di altri. Questo alla luce della più elementare logica. Che piaccia o no agli animalisti i Parchi e le altre aree protette sono gli unici responsabili di quello che oggi sta accadendo rispetto alla problematica cinghiale. Se e quando la Regione Abruzzo, nella persona dell’assessore Dino Pepe, avrà la forza politica di autorizzare abbattimenti all’interno dei parchi e delle riserve forse il “problema” cinghiale si avvierà a soluzione. Cose che sanno anche i bambini, ma guai a dirle…

    Francesco Bottone

    effebottone@gmail.com

    tel: 3282757011

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