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  • Fase 2, Carfagna: «Ingegnarci per ripartire, noi gente di montagna lo abbiamo sempre fatto»

    «Pescopennataro non è un paese “blindato”, è semplicemente un paese che ha dimostrato una grande capacità di adattamento alle regole e, sopra ogni cosa, un grande rispetto verso se stesso e verso la comunità che lo vive».

    Carmen Carfagna, sindaco di Pescopennataro, entra nel dibattito in merito alla cosiddetta “Fase 2” e all’allentamento delle limitazioni alle libertà personali imposte dal Governo centrale.


    «Sono la prima, da sindaco ma ancor prima da cittadina, a cui si stringe il cuore nel vedere le attività chiuse e le strade ancor più deserte, nel sentire le preoccupazioni attuali e per il futuro dei miei concittadini, nel non poter vivere la mia vita “normale”. – continua la sindaca – Siamo tutti insofferenti, siamo tutti stanchi e consapevoli dei grandi sforzi e sacrifici fatti finora, ma non dobbiamo e non possiamo farci trascinare dalla chimera del “siamo pronti. Riapriamo tutto e subito”. Il fatto che ad oggi fortunatamente Pescopennataro sia ancora “COVID-free” non può e non deve in alcun modo farci abbassare la guardia.

    Atteggiamenti sconsiderati ed avventati, che ancora oggi possono mettere potenzialmente a rischio di trasmissione del virus, accrescerebbero, ancora oggi, in modo esponenziale il rischio di pregiudicare la salute della popolazione comunale, in considerazione soprattutto sia dell’indice di vecchiaia che dell’attuale assetto organizzativo delle strutture sanitarie.
    Non dobbiamo confondere il non aver ancora incontrato il virus con l’essere pronti ad affrontarlo o, peggio ancora, con la convinzione di esserne immuni. Dovremo investire le nostre grandi energie nel preparare attentamente la ripartenza, in sicurezza, nel rispetto non solo delle regole, ma nel rispetto in primis di noi stessi, consapevoli che tutto ciò comporterà sicuramente ulteriori sforzi e sacrifici anche economici, ma altrettanto consapevoli che abbiamo una gran tempra, che ci aiuterà a ripartire con lo slancio che da sempre ci caratterizza e che caratterizza la gente di montagna. Ripartire significherà “ingegnarci” ma, in fondo, non lo abbiamo sempre fatto?

    Anche perché le difficoltà c’erano ancor prima del COVID-19. E allora dovremmo impegnarci per contrastare lo spopolamento ed invertire la rotta sempre o solo adesso che “in giro non c’è nessuno perché ci hanno chiuso dentro casa”? Dovremmo batterci per una viabilità degna di tale nome, che permetta di collegare in modo rapido la montagna, sempre o solo ora che non possiamo percorrerle le strade? Dovremmo batterci per gli aspetti rilevanti per lo sviluppo della competitività delle imprese del territorio, senza i quali le nostre imprese faticano a rimanere sul mercato, primi ma non soli, fiscalità differenziata che permetta di ridurre le imposte e le tasse alle imprese, alleggerimento del carico burocratico, sviluppo del digitale, sempre o solo ora che le nostre imprese non incassano, sono costrette ad una burocrazia infinita che non si ferma nemmeno davanti al COVID-19, e il distanziamento sociale ci fa soffrire la mancanza di collegamenti smart e veloci? Dovremmo batterci per la tutela del diritto alla salute e all’istruzione, a maggior ragione sacrosanti per garantire la giusta serenità a coloro che “con coraggio” decidono di vivere nelle nostre zone, sempre o solo ora che questi diritti ci vengono ulteriormente limitati?


    Abbiamo sempre detto che è sbagliato considerare le aree interne come un peso, ma che piuttosto occorre valorizzarle per quello che in realtà sono: un’opportunità. Facciamo e faremo parte di quei luoghi fortunatamente ancora incontaminati, in cui poter magari tornare a seguito della pandemia: sta a noi saper cogliere e sfruttare questa opportunità, con i giusti tempi, le giuste attenzioni e la dovuta cautela.
    Amministrativamente ci siamo attivati fin da subito con una capillare campagna di informazione e sensibilizzazione, grazie al preziosissimo aiuto delle attività commerciali abbiamo avviato un utilissimo sistema di consegne a domicilio che, permettetemi di sottolineare, viene incontro sia ai cittadini sia ai commercianti stessi; abbiamo distribuito in maniera tempestiva i fondi finora ricevuti e continueremo a farlo; ci stiamo impegnando a costruire iniziative per contrastare gli effetti negativi sull’economia del territorio causati dall’emergenza COVID-19 e continueremo a farlo. Perché nessun cittadino deve mai essere lasciato solo e nessuna impresa deve mai essere lasciata sola; tutti devono sapere di avere accanto qualcuno che si impegna sempre con azioni concrete e sostenibili al fine di mantenere vivi l’entusiasmo e la speranza che necessariamente devono alimentare il coraggio degli imprenditori che investono nel nostro territorio e dei cittadini che tengono viva la nostra montagna. Ripartiremo insieme, ripartiremo in salute e sicurezza e forse anche meglio di prima, affrontando alla radice i problemi che ci affliggono e valorizzando, al contempo, la peculiarità delle differenze del nostro territorio, che è pieno di risorse, bello da visitare e che deve essere anche bello da viverci.

    Seguiremo con forza le nostre programmazioni, perseguiremo i nostri obiettivi, rivivremo i nostri momenti e sorrideremo di nuovo tutti insieme. E se sarà COVID-free sarà merito di tutti noi, dei nostri comportamenti responsabili, dei nostri sacrifici. Non certo delle nostre lamentele, né tanto meno di quel senso di inesorabilità e rassegnazione che va sempre e fortemente combattuto. La nostra aria buona, i nostri vicoli e i nostri boschi, i nostri sentieri e le nostre pareti attrezzate, la nostra neve e le nostre piste da sci, i nostri negozietti e la nostra gastronomia genuina, le nostre estati e le nostre feste, l’impegno della nostra gente, non se lo meritano. Cesare Pavese diceva “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti“. Tutto vero, verissimo, un paese ci vuole, ma mettiamola così: fosse solo per il bisogno e la voglia di tornarci perché, senza dubbio, ne varrà la pena. Quindi, buona Fase 2 a tutti noi».

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