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  • Frana di Fraine, ripresi i lavori ma la Soprintendenza blocca tutto: «Trovate ossa di elefante preistorico»

    FRAINE – Ripresi, ma subito bloccati i lavori sulla frana di Fraine. La Soprintendenza ha bloccato tutto per via di un ritrovamento che potrebbe riscrivere la storia dell’Alto Vastese e dell’intero Abruzzo. In una nota della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio d’Abruzzo, appena giunta in redazione si legge infatti che «nel sito di scavo sulla provinciale Fraine-Castiglione sono state trovate ossa un Elephas antiquus, il “cugino” più giovane ed europeo dei ben più noti mammut asiatici». Ai tecnici della Soprintendenza, giunti da Chieti nei giorni scorsi, i primi rilievi sono bastati per non avere dubbi. Le ossa venute fuori dalla benna dell’escavatore non sono altro che i resti di un Elephas antiquus. Lo dicono, si legge sempre nella nota, «le zanne leggermente arcuate, lunghe circa 3 metri e i frammenti diafisari che ricostruiscono un’altezza di 4 metri al garrese. Tutte caratteristiche tipiche della specie che ha abitato l’Europa 700mila anni fa». Secondo le prime valutazioni, il gigantesco animale sarebbe morto per cause naturali. Nella zona non sono stati infatti trovati elementi che facciano pensare alla presenza di antichi cacciatori, ma le indagini nell’area sono solo all’inizio. Nei prossimi giorni, grazie ai fondi messi a disposizione da Segretariato Regionale del MIBACT, Soprintendenza e Università di Chieti e del Molise, saranno asportati dal sito solo una zanna, un molare e altri frammenti, che nei prossimi mesi saranno sottoposti a pulizia, consolidamento e restauro presso il laboratorio archeologico dell’ateneo molisano. «Ma le ricerche – dicono gli archeologi – dovranno continuare, perché gran parte dello scheletro dell’elefante è ancora nascosto fra i sedimenti. Saranno effettuate perlustrazioni dall’alto con l’impiego di droni e un programma di analisi specialistiche di tipo sedimentologico, archeobotanico e palinologico, necessarie per una precisa ricostruzione paleoambientale in senso diacronico». Una notizia interessante dal punto di vista scientifico, che però rischia di paralizzare definitivamente il progetto di messa in sicurezza e riapertura al traffico della provinciale chiusa da poco più di quattro anni.

     

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