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  • Fuoco amico sulla caccia di selezione e sul selecontrollo: «Non c’è nulla di scientifico»

    VASTO (CH) – «Ma siamo sicuri che stiamo facendo bene con queste attività richieste dalla Regione ed avvallate da Ispra inerenti la selezione e il selecontrollo? Io ho parecchi dubbi sulla reale utilità di queste attività fatte in codesto modo. Ho parecchi dubbi perché credo che di scientifico non vi sia nulla e i dati presi da me a campione lo confermano. Stiamo agendo in maniera poco corretta e con risultati non idonei a controllare la specie e i relativi danni alla agricoltura».

    A criticare le modalità di prelievo dettate dalla Regione Abruzzo è il presidente provinciale dell’ArciCaccia, Angelo Pessolano. La Regione ha dato mandato agli Atc abruzzesi di attivare la caccia di selezione. Si tratta di abbattimenti sulla base di un piano di prelievo stilato dai tecnici faunistici degli Atc e autorizzato dall’Ispra. A ciascun cacciatore di selezione viene assegnato uno o più cinghiali da abbattere, suddivisi per sesso e classe di età. Per quanto riguarda il selecontrollo invece, dopo la bocciatura arrivata dalla Corte Costituzionale nei mesi scorsi, la Regione ha intenzione di far ricorso ai proprietari o conduttori di fondi agricoli muniti di regolare licenza di caccia, così come previsto dalla legge nazionale. E a pochi giorni. In questo caso le operazione sono gestite dalla Polizia provinciale e gli abbattimenti avvengono in prevalenza nelle zone “non vocate” alla presenza del cinghiale. Lì non c’è bisogno di un piano di prelievo suddiviso in classi e sesso, perché il cinghiale va semplicemente eradicato. E queste modalità indicate dalla Regione pare non vadano troppo a genio al presidente provinciale dell’ArciCaccia, Pessolano, che le critica pubblicamente tacciandole di scarsa scientificità. Nel mirino quindi finisce soprattutto l’Ispra, che in qualche modo vista e valida i piani di prelievo approntati dagli Atc.

     

     

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