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  • Giudice di pace, salvo l’ufficio di Agnone

    AGNONE- Si è salvato per un pelo l’ufficio del giudice di pace che aveva rischiato la soppressione con la riorganizzazione geografica giudiziaria messa in atto lo scorso 27 febbraio e che prevedeva l’eliminazione di ben seicentosessantasette uffici.

    Duecentonovantasette le istanze presentate dagli enti locali che si sono opposti alla chiusura degli uffici dislocati sul proprio territorio. Ad oggi, grazie a questi appelli, se ne sono salvati ben duecentottantacinque e tra questi c’è anche l’ufficio agnonese.

    Sarà proprio il Comune, infatti, a farsi carico dei costi di gestione ma dal palazzo di Via Verdi rassicurano: si tratta di somme minime.
    Come previsto dalla normativa, infatti, sarà il Ministero a pagare lo stipendio del Giudice di pace mentre l’ente comunale dovrà provvedere solo al resto del personale. Ma anche qui non sono previste spese extra.

    A quanto pare, alcuni membri dell’organico amministrativo hanno titoli equipollenti e quindi idonei al servizio di giustizia. Si tratterà di impiegare funzionari comunali per altri servizi. Nello specifico un dipendente di categoria B3, con la mansione di usciere, lavorerà nella struttura del Giudice per un massimo di trentasei ore settimanali; un dipendente di categoria C assolverà la funzione di collaboratore amministrativo prestando servizio per un massimo di 18 ore settimanali. Stesso tetto di ore per il funzionario di categoria D che ricoprirà la funzione di cancelliere.

    “Vivere nell’entroterra molisano non è facile. Ci vengono sottratti sempre più servizi dunque non potevamo farci strappare via anche questo” fanno sapere dalla giunta comunale. “La spesa sarà veramente contenuta poiché non faremo nuove assunzioni. Anzi, ottimizzeremo il carico di lavoro dei nostri dipendenti. Siamo molto soddisfatti perché molti comuni non sono riusciti ad organizzarsi per i costi dunque per noi rappresenta una vittoria. L’idea resta sempre quella di battersi per i diritti dei cittadini che vivono in montagna!”

    di Giovanni Giaccio

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