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  • Giustini rispolvera gli “accordi di confine”, Saia: «Basta chiacchiere, servono fatti»

    Basta chiacchiere, si passi, finalmente, alle vie di fatto. E’ la sintesi del pensiero dell’ex consigliere comunale e provinciale di Agnone, Daniele Saia, in merito alle sorti dell’ospedale cittadino. L’esponente del centrosinistra torna a parlare del “San Francesco Caracciolo” in questo momento di emergenza sanitaria che sembra non finire mai.

    Il governatore Toma nel corso di una visita ad Agnone

    «Il presidente della Regione Molise, Donato Toma, più volte, e anche nel corso dell’ultimo consiglio regionale, ha ribadito che l’ospedale delle zone interne dell’Alto Molise va inquadrato come struttura di area disagiata e, quindi, va potenziato. – spiega il consigliere Saia, artefice, insieme a Linda Marcovecchio, dell’imboscata politica che ha rispedito a casa il sindaco Lorenzo Marcovecchio – Il commissario della Sanità, Angelo Giustini, è sulla stessa linea e ha comunicato che da mesi sta trattando con l’Abruzzo per un accordo di confine per gli ospedali di Castel di Sangro e di Agnone. La linea sembra, almeno sulla carta, marcata, ma mancano i fatti». Certo, l’ospedale di area disagiata resta tale sulla carta, nonostante le rassicurazioni di Toma, dell’Asrem e anche del Ministero. E ora addirittura il commissario Giustini, terzo incomodo nella vicenda, rispolvera i famigerati “accordi di confine” quelli portati avanti, fin quasi alla firma, dall’allora governatore Frattura e dall’ex assessore alla sanità dell’Abruzzo, Silvio Paolucci.

    L’ex assessore regionale d’Abruzzo, Silvio Paolucci

    Diciamolo francamente, le sorti del “Caracciolo” sono state tenute in considerazione più dai politici abruzzesi che da quelli molisani. Silvio Paolucci, da assessore alla sanità in Abruzzo, si è impegnato concretamente per potenziare l’ospedale di Agnone, proprio perché struttura sanitaria di confine. Più volte, anche su queste colonne, l’assessore Paolucci ha dichiarato che si era arrivati ad un passo dall’approvazione dell’accordo, che avrebbe consentito all’ospedale cittadino di risorgere grazie anche a fondi e personale dall’Abruzzo. Ma poi qualcosa è andato storto, sul versante molisano. L’allora governatore Frattura si tirò fuori dalla partita, senza una motivazione ufficiale. I più informati sanno che la questione si è giocata, come sempre accade, sulla costa: l’emodinamica in ballo tra Termoli e Vasto, tra i due grandi ospedali costieri. A farne le spese il piccolo ospedale di montagna. L’accordo sfumò, si tornò al voto, Frattura fu mandato a casa dai molisani, Paolucci altrettanto, dagli abruzzesi. Tutto da rifare.

    Ora pare che Giustini, il commissario, abbia ripreso in mano quella convenzione, tirando dentro l’accordo anche l’ospedale di Castel di Sangro, ma siamo fermi, come dice il buon Saia, alle chiacchiere, alle indiscrezioni. Mancano le carte e le firme, «ovvero gli atti concreti per dare attuazione alle promesse e garantire le cure alle popolazioni delle aree interne della provincia di Isernia» protesta infatti Saia, che poi rincara la dose: «Si continua a depauperare la struttura Alto Molisana: il personale che va in pensione, si chiude la day surgery perché va in pensione l’ultimo anestesista della struttura che non viene rimpiazzato, e si chiede alpersonale del reparto di trasferirsi in altri reparti di ospedali molisani». Un copione già visto, a prescindere dal colore politico del governatore molisano.

    «Dopo l’emergenza Covid-19 si può e si deve ridisegnare la mappa della sanità nella regione, – riprende Saia – sanando le sacche di inefficienza e di disuguaglianza anche di tipo socio-economico. Con i tagli al “Caracciolo” l’Alto Molise ha perso oltre 400 posti di lavoro, tra diretti e indiretti, che hanno inciso in modo pesantissimo su tutti i centri del territorio. Ma una cosa deve essere chiara a
    chi governa: senza l’Alto Molise non esiste più la provincia di Isernia e neanche l’autonomia regionale. Per questo, gli interventi devono essere efficaci ma, soprattutto, urgenti. Ogni anno che passa accorcia la distanza con il vicinissimo punto di non ritorno.  

    Al centro, in foto, Daniele Saia, noto esponente del centrosinistra di Agnone

    La geografia sanitaria va ripensata. Quello che oggi fanno alcune “clinichette” private, ad esempio, si può e si deve riportare in house, e non solo ad Agnone, che potrebbe diventare hub regionale per il day e week surgery perché ha le più moderne sale operatorie della regione e un laboratorio di analisi di ottimo livello.  I molisani si aspettano che la sanità pubblica torni ad essere centrale e accessibile, in termini di costi e di liste di attesa. Si prendano ad esempio le regioni all’avanguardia in questo settore, che hanno specializzato ogni struttura sul territorio, mentre il Molise continua a tenere centri di cure generici inefficienti e inefficaci» chiude polemicamente Saia. 

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