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  • Il grosso business degli incendi, il soccorso dal cielo nelle mani dei privati

    Pubblichiamo, di seguito, l’articolo di Corrado Zunino, apparso qualche giorno fa su Repubblica.it.

    ROMA. La flotta aerea — Canadair ed elicotteri — che ancora ieri lanciava acqua e ritardante sugli incendi del Vesuvio, della Maremma grossetana, sopra Castelfusano pineta di Roma, in venti municipi del Cosentino, su un parco pubblico di Catanzaro e tra Genova e Arenzano (ventisette i roghi più gravi), è gestita dai vigili del fuoco e dalle Regioni. Ma è nelle mani — e nei profitti — di sette aziende private. Sei italiane, la settima è una multinazionale britannica con capitale spagnolo. Dallo scorso marzo i sette gruppi sono sotto inchiesta da parte dell’Antitrust e oggi l’Autorità garante del mercato deciderà come portare avanti un procedimento che ha già fatto emergere anomalie plateali e «alterazioni dei costi pubblici» (aumenti, quindi).

    Con la crisi della Protezione civile post Bertolaso (a partire dal 2012) e la legge Madia vigente da gennaio 2017 (il Corpo forestale diluito nell’Arma dei carabinieri), molte cose sono cambiate nell’affrontare gli incendi in Italia. Sui roghi boschivi ora i vigili del fuoco hanno operatività totale, a terra e in cielo. La flotta aerea dello Stato, una delle più grandi al mondo, è costituita da 19 Canadair di proprietà della Repubblica italiana (sedici sono attivi) e messi a disposizione dei vigili più dodici elicotteri. I 31 mezzi sono dislocati su quattordici basi, da Comiso a Genova. Solo il costo dell’utilizzo dei Canadair pesa 55 milioni l’anno, a cui vanno aggiunte le ore di volo. Quest’anno nel periodo 15 giugno-13 luglio i Canadair hanno fatto interventi per 2.146 ore (+378% rispetto al 2016) costando fin qui quattro milioni e mezzo di euro. Ecco, gli uffici dell’Antitrust, sollecitati nel maggio 2016 da un pilota e dirigente di un’azienda piemontese estromessa dal business, hanno verificato che almeno dal Duemila i sette gruppi si sono mossi in modo da far vincere l’azienda scelta all’interno del loro cartello prendendo la gara con ribassi risibili (massimo l’un per cento). Una «spartizione collusiva» su tutto il territorio «con ipotesi di turbativa d’asta». Le gare d’appalto indicate dalla fonte sono 32 (16 per l’emergenza incendi, 16 per il soccorso aereo), l’istruttoria dell’Autorità per ora ne ha riscontrate diciotto in dieci regioni, tutte allestite tra il 2009 e il 2016. E ha trovato conferme alla denuncia. Tra questi bandi c’è il contrattone nazionale della Protezione civile del 2011 — l’utilizzo dei 19 Canadair — vinto dalla Babcock Italia (ex Inaer), corporation quotata al London Stock Exchange che per ogni aereo offre due piloti suoi.

    Quindi, diciassette appalti regionali per elicotteri di pronto intervento. Questi li hanno vinti sei società italiane, tutte del Nord, per gare allestite dalle Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli, Toscana, Lazio, Sardegna, Campania e Sicilia. Il Lazio, nel 2016, ha assegnato l’appalto alla Heliwest di Isola d’Asti: 10 milioni, 10 elicotteri a disposizione. La Finanza ha sequestrato i documenti. In Valle d’Aosta l’unico offerente nel 2009 e nel 2014 è stato Airgreen di Robassomero (Torino). In Friuli nel 2015 unico partecipante (e vincitore) dopo un’asta andata deserta è stata Elifriulia di Ronchi dei Legionari. L’Antitrust ipotizza che le sette sorelle del soccorso dal cielo (ci sono anche Eliossola di Domodossola, Elitellina di Sondrio e Star Work Sky di Strevi, Alessandria) abbiano condizionato «in senso anticompetitivo le procedure pubbliche di affidamento». Tutte e sette le aziende sono nell’Associazione elicotteristica italiana, a sua volta responsabile «di un’intesa restrittiva della concorrenza ». La multinazionale Babcock allo spegnimento degli incendi italiani offre 19 Canadair, gli altri sei gruppi sotto inchiesta 90 elicotteri e 3 aerei Cessna.

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