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  • Guardia medica soppressa, colpa dell’isolamento politico

    CELENZA SUL TRIGNO – Celenza, un paese in forte inarrestabile declino, un paese in cui ha fatto presa la rassegnazione. Qualunque cosa succede, “va bene così!”. Questa è la voce che gira.

    A seguito della soppressione della guardia medica di Celenza sul Trigno, ai sensi della  Delibera n. 187 del 25 febbraio 2014  della ASL Lanciano-Vasto, tuona contro i vertici politici regionali Daniele Leone, portavoce del sindaco Andrea Venosini, e annuncia per lui ricorso al TAR e, se non bastasse, prenderebbe la via di Strasburgo. Lamenta il disagio dei comuni dell’Alto Vastese, abbandonati a se stessi.

    Daniele Leone ha ragione: la Delibera n. 187 del 25 febbraio 2014 sopprime la Continuità Assistenziale (guardia medica) di Celenza sul Trigno e salva quelle di Palmoli e di Carunchio. I comuni di Celenza sul Trigno,   San Giovanni Lipioni e Torrebruna,  sono  aggregati a Carunchio.  La decisione è davvero indecente:  due guardie mediche ad appena 9 chilometri di distanza! Celenza ha il maggior numero degli abitanti ed è il  comune più penalizzato per la distanza da Vasto (km 44) e da Gissi (km 34). A nulla è valsa la presenza di una RSA.  La vicina San Giovanni Lipioni è sede di RA. La soluzione non ha una logica che si può condividere. Se logica c’è, è quella politica, cioè del potere politico. Palmoli e Carunchio, comuni protetti, non si toccano. Daniele Leone sospetta che  Celenza sia stata punita perché vi  regna una lista civica.

    No, su questo non sono d’accordo. Non è stata punita la lista civica, ma la sua conduzione, il suo modo di porsi. E paga Celenza!

    Torniamo al decreto precedente, quello del 27 agosto 2013 n.61. Esso sopprimeva  le sedi di Continuità Assistenziale sia di Carunchio sia di Celenza e stabiliva il loro accorpamento con Palmoli. Contro quel decreto il Consiglio Comunale del 3 ottobre 2013, veniva adottata la delibera n. 35 che prevedeva il ricorso al TAR, della cui impostazione e del cui esito non si è avuto notizia, o meglio la gran parte della cittadinanza non è stata  né coinvolta né messa al corrente. In quella circostanza il sindaco Venosini ha difeso il servizio di cui il territorio ha bisogno, mentre il consigliere di minoranza, Juri Vespasiano, lo ha accusato di “pavoneggiarsi” dietro l’annuncio del ricorso al TAR e lo ha invitato ad essere sincero con i cittadini, a dire cioè se difende  veramente quel servizio, dal momento che più volte lo ha ritenuto obsoleto ed ha vagheggiato un altro servizio, un centro polivalente, oltretutto irrealizzabile perché non previsto dalla legge. Politici e funzionari sanitari erano concordi in quella direzione e si auspicava un presidio di H24. Ma dove? L’opposizione ha fatto presente che la cittadinanza è preoccupata per la perdita della sede della Continuità Assistenziale ritenendo che è un servizio insostituibile. La sua perdita è per Celenza una forte penalizzazione.

    La Delibera n. 187 del 25 febbraio 2014 aggrega Celenza a Carunchio, il decreto del  27 agosto 2013 n.61 l’aggregava a Palmoli. Si vede subito che l’aggregazione a Palmoli è penalizzante  rispetto a Carunchio. Nell’uno e nell’altro caso, e ciò è sotto gli occhi di tutti, l’azione del sindaco di Celenza è stata ed è isolata, quindi perdente. Le amministrazioni di San Giovanni Lipioni e di Torrebruna, che pure mandano i loro alunni alle scuole di Celenza, proprio per la vicinanza, non hanno mosso un dito a favore di Celenza pur essendo penalizzati per raggiungere Palmoli e un po’ meno Carunchio. Come  si spiega tanta indifferenza? Una punizione? No! Ma come può il sindaco Venosini  ottenere il mantenimento di un servizio se non si riesce a trovare come alleati e sostenitori i comuni più vicini che hanno tutto da guadagnare con la permanenza della guardia medica a Celenza? Quei comuni non hanno speso una parola; eppure difendere Celenza significa difendere se stessi. Qualcosa non funziona.

    La politica di collaborazione seguita dai predecessori è stata sostituita da quella dell’isolamento. Il sindaco ha chiesto di uscire dall’Unione di Comuni del Sinello; ha chiesto di uscire dal COASIV. Che cosa pensa di ottenere l’amministrazione da sola? E all’interno. Riunione del gruppo: se la cantano e se la suonano. Al di fuori non traspare nulla. È vero che nel consiglio comunale del 27 agosto la minoranza ha votato favorevolmente, ma la maggioranza non ha mai coinvolto la minoranza, non ha appassionato la popolazione intera, anzi    l’ha  esclusa nel modo più assoluto. La politica escludente!

    La popolazione  tace, lascia fare anche perché, a dire la verità, anche la minoranza sta a guardare. E quelli che avrebbero potuto in diversi modi dare una mano che fanno? Sono occupati a difendersi nelle aule dei tribunali perché denunciati dal sindaco.

    I sostenitori si lamentano timidamente anche per le tasse e gli usi civici, per alcune  strade interrotte ed al limite della transitabilità e della sicurezza, ma  “va bene così!”. Ecco la conseguenza della politica “Io denuncio!” Gli oppositori attendono in silenzio, indifferenti.

    Ecco  lo spirito di Celenza di oggi: la rassegnazione. Rassegnazione che è il limite di ogni democrazia partecipata.

    di Antonio Cieri

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