• Cultura
  • I pellerossa che liberarono l’Italia combattendo in Molise

    Giunto alla sua quarta ristampa in un anno , finalista del Premio Nazionale di Storia Monte Carmignano per l’Europa e fresco di traduzione anche in inglese, sabato 5 giugno alle 18 il libro “I pellerossa che liberarono l’Italia” di Matteo Incerti pubblicato da Corsiero editore arriva a Venafro presso il chiostro della biblioteca “De Bellis – Pilla” la presentazione, organizzata dalle Associazioni Winterline Venafro e Città Nuova, vedrà anche la presenza dell’autore.
    Una storia vera, inedita e particolare che si aggiunge alla grande storia della seconda guerra mondiale nel nostro territorio.

    Discriminati e confinati nelle riserve, migliaia di nativi nord americani si arruolarono come volontari nell’esercito canadese e statunitense per combattere il nazifascismo in Europa e in Italia.
    Una storia che riguarda anche Venafro e la Winterline. Fu infatti sul Monte Santa Croce, a Venafro, come racconta il libro, che diversi soldati di tribù native inquadrate nella 45th Div. Di fanteria americana “Thunderbird” combatterono con coraggio. Alcuni di loro come ‘Medicine Man’ persero la vita, altri come “Grande Scudo” Govier persero un braccio altri ancora come Brummet ‘Guerriero Fantasioso’ Echohawk ritrassero quelle gesta in alcuni bellissimi disegni che verranno mostrati.

    Ma anche sul monte La Defensa, tra Mignano e Rocca d’Evandro, tra gli uomini della First Special Service Force c’erano alcuni nativi americani tra cui il nativo oijbwa canadese Tommy Prince che in seguito divenne il soldato più decorato della storia del Canada.

    Furono Centinaia di volontari pellerossa si batterono per diritti e libertà di cui neanche loro godevano al tempo. Tra loro, partirono per l’Europa per partecipare al D-Day in Normandia, anche due fratelli mezzosangue, i fratelli Jack e James Rossetti, figli di un cercatore d’oro di Palermo e una indigena della tribù dei Nak’azdli nella British Columbia. Una storia incredibile scoperta dall’autore, che è entrato in contatto con i figli di Jack Rossetti che vivono in questa piccola tribù di sole millecinquecento anime.

    Sbarcati in Sicilia il 10 luglio 1943, battaglia dopo battaglia, da Agira a Salerno, da Ortona ad Anzio, dal fronte della Valle dei Liri e Cassino, la Liberazione di Roma, fino allo sfondamento della Linea Gotica orientale in Romagna, centinaia di pellerossa cree, mohawk, ojibwa, ‘piedi neri’, pawnee, creek, cherokee solo per citare alcune tribù, contribuirono a liberare l’Italia dal fascismo.
    Eroi dimenticati per settantacinque lunghi anni, oltre cinquanta di loro sacrificarono la vita sul suolo italiano e sono sepolti nei cimiteri di guerra britannici e americani di Agira (Catania), Ortona (Chieti), Cassino (Frosinone), Roma, Nettuno, Gradana (Pesaro), Ancona, Coriano (Rimini), Cesena, Ravenna, Villanova di Bagnocavallo (Ravenna).
    Coloro che ritornarono dal fronte, diventati capo tribù, artista o attore in film e telefilm continuarono a lottare per conquistare quei diritti civili che avevano già donato agli italiani e gli europei, come il cree dello Saskatchewan Henry Beaudry che, sbarcato in Sicilia il 10 luglio 1943, venne catturato a Villa Prati di Bagnocavallo, Ravenna) nel dicembre 1944 e poi riuscì fuggire dal lager tedesco di Moosburg dandosi alla macchia nei boschi nella neve per due mesi; l’ojibwa dell’Ontario Wilmer Nadjiwon, o il pawnee dell’Oklahoma Brummet Echohawk che tratteggiò le sue azioni e quelle dei suoi commilitoni in Italia con la 45a Divisione USA in decine di bellissimi disegni a matita (quattro sono riprodotti nel libro).
    Fu così che i nativi canadesi conquistarono solo nel 1962 il pieno diritto di voto incondizionato alle elezioni federali, e qualche anno più tardi riuscirono a mettere fine all’esperienza traumatica e razzista delle ‘scuole residenziali’ confessionali dove migliaia di piccoli indigeni (inclusi i veterani della campagna d’Italia come Wilmer Nadjiwon che venne violentato da bambino o Henry Beaudry e Len Bailey che subirono pesanti violenze) venivano rinchiusi, subendo anche violenze sessuali indicibili come capitato all’allora giovanissimo ojibwa Wilmer Nadjiwon. Negli ultimi anni sono stati prima Papa Benedetto XVI e poi Papa Francesco a chiedere scusa a nome della Chiesa Cattolica per gli abusi e violenze perpetrate nelle ‘scuole residenziali’ ( emerse nuovamente in questi giorni con il ritrovamento dei corpi di 213 bambini nativi dove sorgeva una scuola residenziale cattolica in territorio delle tribù Secwepmec di Kaampools, British Columbia). Episodi anche questi narrati nel libro, che ripercorre anche il percorso di diversi veterani come Henry Beaudry (che nel luglio 1944 incontrò in una udienza per i soldati canadesi anglofoni Papa Pio XII) che hanno sempre fatto convivere il loro credo ancestrale nel ‘Grande Spirito‘ con il cristianesimo, tanto che lo stesso Beaudry nel novembre 1944 una volta liberata Ravenna staccò un piccolo crocifisso dal muro di una chiesa per poi metterselo al collo.

    VETERANI IN DIFESA DELL’AMBIENTE
    Quei pellerossa che avevano liberato l’Italia dal fascismo, dopo il secondo conflitto mondiale, continuarono le loro battaglie, in modo pacifico difendendo anche la propria terra sacra dagli scempi ambientali. Come accadde nel 2010 con capo Nadjiwon, ultraottantenne, che ‘schierò’ in una pacifica battaglia ambientalista ojibwa, mohawk e i fratelli americani Sioux e Cheyenne, per impedire la costruzione della più grande discarica del Canada, ‘Dump 41’ in Ontario, che minacciava una delle falde acquifere considerate tra le più pure della Terra.

    Appuntamento quindi domani alle 18 a Venafro, presso la biblioteca “De Bellis – Pilla” per scoprire questa storia inedita, si ricorda inoltre che sarà possibile, dalle 16:00 alle 17:30 e a fine presentazione, visitare il Museo Winterline Venafro che raccoglie le testimonianze oggettive dei fatti accaduti a Venafro e dintorni durante la seconda guerra mondiale e narrati dall’autore.

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.

    Lascia un commento