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  • Il cibo a chilometro zero per rilanciare le aree interne, Castel del Giudice fa scuola

    Il cibo, il prodotto tipico, quello locale, a chilometro zero, che trasferisce cultura e produce ricchezza e lavoro. Sembra la famosa scoperta dell’acqua calda, in realtà è un progetto di lungo respiro al quale si sta lavorando a Castel del Giudice dove, nei giorni scorsi, sono stati ospitati gli studenti dell’istituto professionale per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di Termoli nell’ambito dell’iniziativa “Conoscere il territorio attraverso le tipicità“.

    «Le specificità dell’area geografica di produzione, le caratteristiche del suolo e il clima, rendono uniche le produzioni alimentari: possiamo addirittura affermare che sono l’espressione piú distintiva del territorio d’origine. – spiega Carmine Valentino Mosesso, agronomo e poeta, curatore del progetto – Il territorio, infatti, influisce sulla qualità del prodotto andando ad evidenziare caratteristiche organolettiche specifiche, uniche, dissimili a qualunque altre, non riproducibili in altri luoghi». Ogni paese d’Italia si contraddistingue per la produzione di un prodotto tipico. A livello europeo, l’Italia, è il Paese con piú prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti  dall’Unione Europea.

    «Il prodotto tipico racchiude in sé aspetti culturali (storia, tradizione, folklore), religiosi (feste, riti sacri), sociali (mangiare sano e genuino, salvaguardia dei beni naturali) e anche economici (occupazione e sviluppo). A queste peculiarità va aggiunta quella salutistica, infatti, la maggior parte di essi costituisce il gruppo degli alimenti della “dieta mediterranea”. – continua Mosesso, che tra le altre cose sta lavorando ad una “Biblioteca del grano” – Il cibo è un’espressione culturale. Le eccellenze gastronomiche non rappresentano solo una gigantesca risorsa economica, come confermato dai dati dell’export agroalimentare, ma anche una straordinaria occasione per raccogliere e promuovere una grande eredità culturale. Il cibo diventa così un mezzo per conoscere, condividere e confrontarsi». E proprio nel solco di queste idee è nata l’esperienza del “Piano del Cibo di Castel del Giudice”, proprio per valorizzare il sistema agroalimentare locale e garantire un cibo sano e nutriente a tutta la popolazione, evitando gli sprechi alimentari, e contestualmente organizzando un tipo di turismo esperienziale che faccia leva «sulle specificità locali e sulla sua capacità di innovazione, mirando specialmente al rispetto dell’ambiente con l’ottica dello sviluppo locale sostenibile». L’idea è semplice: promuovere le specificità legate al cibo in un’ottica di marketing territoriale; creare un modello economico vivace intorno al sistema alimentare; riconoscere il valore della sostenibilità del cibo; impostare un modello di governance condiviso dalla comunità locale. E la visita degli studenti dell’alberghiero di Termoli dimostra che anche le istituzioni formative del settore sono fortemente interessate a questa filiera corta e tipica dell’Alto Molise. 

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