• Cultura
  • Jean-Claude Izzo, la voce di Marsiglia

    Leggere un noir di Izzo è come fare un viaggio, anzi più viaggi contemporaneamente. Con la stessa meta da visitare, esplorare e comprendere: Marsiglia. La seconda città della Francia, uno dei porti più importanti d’Europa, una città profondamente mediterranea che dal mare nostrum ha preso tutto: origini, cucina, cultura, modi di vita e visioni del mondo. Una città che Izzo ci fa conoscere come se la visitassimo davvero, come se fossimo presenti fisicamente per le strade, sulla banchina del Vieux-Port, nei quartieri benestanti ma soprattutto sordidi e degradati, nei locali tipici, il più delle volte malfamati e proprio per questo tipici.

     

    Nella sua grandiosa trilogia composta nell’ordine da Casino totale, Chourmo e Solea si vive un’esperienza davvero multisensoriale e multi-livello.

    Multisensoriale perché l’autore abbonda in particolari legati alla cucina marinara marsigliese, mettendo in risalto ricette di pesce che viene voglia di riprodurre e subito dopo divorare; fa sentire nelle nostre radici il profumo delle spezie e delle erbe tanto usate in quella parte di costa francese: menta, basilico, cannella, pepe. Ci fa degustare una buona birra fresca in una giornata afosa o magari una tequila o un cognac in una serata di festa sfrenata con compagnie poco raccomandabili (in genere prostitute, delinquenti vari, sbandati e malavitosi della peggiore risma). Ma ci fa conoscere anche il puzzo del piscio dei vicoli degradati dei quartieri poveri, rifugio dell’umanità dolente di Marsiglia, come immigrati indigenti, drogati, prostitute, alcolizzati, malviventi. Ma allo stesso tempo ci fa apprezzare la bellezza travolgente del mare d’estate e i bei cieli azzurri che proiettano una luce particolare su questa grande e composita città. E non dimentica di condire i suoi racconti con riferimenti alla politica (la destra tradizionalmente forte in una città dove al degrado l’opinione pubblica risponde con la richiesta di più sicurezza e ordine) e al calcio (l’Olympique Marsiglia, una delle gloriose squadre di calcio francesi, viene spesso citato. In opposizione alla maggioranza della popolazione cittadina la squadra ha le curve intrise di ideali di eguaglianza, solidarietà, giustizia sociale che li portano ad essere gemellate con tifoserie estere “di sinistra”, tra le quali quella della Sampdoria, squadra genovese).

     

    Ma il racconto di Izzo è anche un viaggio a più livelli: quello della trama poliziesco-investigativa e quello legato all’aspetto introspettivo del protagonista Fabio Montale (poliziotto di frontiera e di periferia) e di tutti gli altri. Le inchieste portate avanti da questo poliziotto atipico, che ha avuto un passato difficile tra quartieri poveri e reati, piccoli e grandi, che lo segna irrimediabilmente nel carattere, si accavallano, si confondono con la dimensione umana e psicologica dei protagonisti, tutti più o meno segnati da una vita difficile, con tanti e gravi scheletri nell’armadio, portatori del fardello della vita (con all’orizzonte l’ingombrante e pressante presenza della morte).

     

    In definitiva, nella parole del marsigliese Izzo, “Marsiglia non è una città per turisti. Non c’è niente da vedere. La sua bellezza non si fotografa. Si condivide. Qui, bisogna schierarsi. Appassionarsi. Essere per, essere contro. Essere, violentemente. Solo allora, ciò che c’è da vedere si lascia vedere.”

    Luigi D’Ettorre

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