• Editoriale
  • La “contro perizia” per la riapertura del ponte Sente è una sciocchezza

    BELMONTE DEL SANNIO – La “contro perizia” per la riapertura del ponte Sente è una sciocchezza.
    Chiudere un ponte per motivi di sicurezza è estremamente facile, soprattutto dopo i fatti di Genova, dopo il terremoto in Molise e del sisma di ieri nella Marsica; riaprirlo prima di qualsiasi intervento di sistemazione è letteralmente impossibile. Perché bisogna trovare un tecnico che metta nero su bianco, con tanto di firma e timbro, che quel ponte non è a rischio crollo, smentendo, dati alla mano però, quindi su basi scientifiche, quello che ha scritto il suo collega che ha firmato affinché il viadotto venisse interdetto al traffico.
    Una contro perizia per accertare se effettivamente il viadotto Sente sia pericoloso al punto di non poter essere riaperto «a senso unico alternato e con distanza tra i mezzi in transito di almeno cento metri». E’ la proposta del consigliere comunale di Castiglione Messer Marino, Enzo Fangio, rilanciata in questi giorni dal comitato guidato da Giorgio Iacapraro. Una proposta che sta facendo discutere, ma in realtà si tratta solo di aria fritta, chiacchiere. Tre fattori rendono estremamente pericoloso il transito sul viadotto Sente e sono stati indicati dall’ingegner Umberto Di Cristinzi di Venafro, incaricato dalla Provincia di Isernia di stilare la relazione sullo stato della struttura che collegava l’Alto Molise all’Alto Vastese.
    «Causa le elevate pressioni di contatto è probabile la formazione di un cuneo di distacco o sulla sella gerber o sul baggiolo già parzialmente frantumato con conseguente perdita di appoggio. Attesa la significativa altezza delle pile e la lunghezza delle campate, in caso di sisma anche di non elevata intensità, spostamenti non in fase delle teste pile e del terreno di base possono causare perdite di appoggio e crollo dell’impalcato. In caso di riattivazione dei movimenti franosi, una pur modesta traslazione della pila a sostegno della quarta e quinta campata, provocherebbe parimenti una perdita di appoggio e crollo dell’impalcato. Alla luce di quanto sopra, è parere dello scrivente che sia necessario inibire la transitabilità sugli
    impalcati del viadotto Sente, fino a quando non siano eseguiti interventi che garantiscano la sicurezza almeno in condizioni di esercizio ordinario». Questo si legge sulla relazione stilata dall’ingegnere venafrano. Certo, è vero quello che dice il comitato di Iacapraro, e cioè che non sono stati eseguiti esami con apparecchiature elettroniche, ma la relazione è frutto di una mera ispezione visiva condotta con il famoso by bridge. Ma ora il problema è trovare un tecnico disposto a firmare una controperizia per smentire quanto detto da Di Cristinzi. Un tecnico che dovrebbe quindi assumersi l’enorme responsabilità di sottoscrivere che il ponte può essere riaperto anche senza gli interventi ritenuti necessari e per i quali, tra l’altro, è stato ottenuto un finanziamento di due milioni di euro. Solo un pazzo firmerebbe una cosa del genere. Inoltre, chi pagherebbe questo tecnico? Il comitato di Iacapraro? Le battaglie politiche e mediatiche vanno benissimo, ma un ponte chiuso, dichiarato pericoloso, non verrà mai riaperto. Iacapraro e i residenti dell’Alto Molise-Vastese se ne facciano una ragione.

    Francesco Bottone

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