• Editoriale
  • La sinistra molisana finita che scambia il re con l’alfiere

    AGNONE – Cari compagni di Sinistra Italiana, apprendo, con molta sorpresa, la nostra adesione alla candidatura a Presidente della Regione di Carlo Veneziale. Penso che la notte che ha portato alla travagliata decisione sia stata lunga e dolorosa. Un parto che, sicuramente, ha rischiato, continuamente, il taglio cesareo in quanto, insisto con il paragone ginecologico, la creatura si era messa di traverso… Ma come si dice dalle mie parti quando una decisione non soddisfa a pieno “mala nuttata e figlia femmina” me ne scusino le donne…
    Mi sono posto una serie di domande per spiegarmi l’accaduto, ma tutte riportano a una sola considerazione.
    Vi conosco tutti e so come la pensate a riguardo. Per noi tutti le considerazioni si fanno sugli atti politici che sono alla base delle decisioni amministrative, i nostri ragionamenti, durante le riunioni di partito a cui ho partecipato in questi anni, non hanno mai riguardato le persone in quanto tali, solo i loro atti politici. E quelli del Presidente della Regione Frattura sono stati costantemente nel mirino delle nostre critiche, perché presi in netto contrasto con i nostri principi di solidarietà sociale, di equità e di progresso mirato ad abbattere le differenze e non a creare monopoli.
    Di conseguenza, vedere il partito sostenere un assessore di quella giunta, i cui atti abbiamo contrastato, non riesco a spiegarmelo. Veneziale è stato prima consigliere, quando ha sostituito Scarabeo per le sue vicende giudiziarie e quando Scarabeo è stato reintegrato è stato nominato assessore esterno. Chi più di un assessore esterno gode della fiducia e della stima di chi lo ha nominato? Hanno cercato di tessere le sue lodi personali, che io, ripeto, non mi sognerei minimamente di mettere in dubbio, anche perché Carlo lo conosco personalmente, ma questo non riguarda le mie considerazioni che sono tutte di carattere politico.
    Di fronte alle responsabilità politiche non ci sono amici, parenti o compari.
    Questo mio ragionamento ha solo una conclusione: il tutto si è risolto in una questione strettamente personale.
    La logica, inesorabilmente, porta a questa conclusione. Un sillogismo, per essere valido, deve avere tesi e antitesi non in contraddizione; in caso contrario deflagra e il nostro ha dimostrato una scarsa adeguatezza logica. Ci siamo limitati a cambiare sulla scacchiere il Re con l’Alfiere.
    L’occasione per tentare di ricostruire un minimo di dibattito a sinistra lo abbiamo rimandato alle “calende greche”, ci sarà una prossima occasione? Non credo e, a questo punto, le responsabilità politiche ricadranno su di noi che non abbiamo avuto la capacità di interpretare le vere esigenze di una società in veloce cambiamento.

    Armando Bartolomeo

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