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  • La Transumanza sul National Geographic grazie agli scatti di Giuseppe Nucci

    SANT’ANGELO DEL PESCO. Transumanza e tratturi, pastori e cavallerizzi, piccoli borghi e il tempo che si è fermato in una natura incontaminata. Quattordici pagine e dieci foto di rara bellezza per raccontare una tradizione divenuta patrimonio immateriale dell’Unesco. A farlo grazie agli scatti del fotografo Giuseppe Nucci di Sant’Angelo del Pesco, niente di meno che il National Geographic, la rivista americana fondata nel 1888 e tradotta in 31 lingue diverse. Si tratta di un lavoro durato due anni in uscita sul prossimo numero cartaceo di maggio, spiega Nucci che ha seguito il viaggio delle mandrie tra Abruzzo, Molise e Puglia guidate dalla famiglia Colantuono di Frosolone. Qualche anticipazione, nel frattempo, è consultabile sul sito nationalgeographic.com. Il reportage dal titolo: “Quello che si può imparare seguendo le mandrie in Italia” è a firma della giornalista Alexis Marie Adams.

    E’ così che il piccolo Molise guadagna una vetrina mondiale e alimenta la speranza di un ritorno in termini turistici. Nucci crede che ciò possa avvenire. “L’importante – dice a l’Eco online – è credere nel rapporto uomo-natura e valorizzare il patrimonio storico-culturale fatto di tradizioni come appunto la nostra Transumanza che affascina e al tempo stesso può fungere da volano in termini turistici. Se da un lato il Molise, nel corso della sua storia, non ha vissuto uno sviluppo industriale, occorre puntare e costruire una economia sostenibile, ma fondamentale sarà essere lungimiranti”.

    Il fotografo altomolisano non è nuovo a portare alla ribalta planetaria la sue origini o meglio le sue radici come ama chiamarle. Solo tre anni fa, un suo reportage denominato ‘DEntroTerra’, conquistò le attenzioni del New York Times che pubblicò spaccati di vita vissuta in paesi come Sant’Angelo del Pesco, Capracotta, Castel del Giudice, Pescopennataro, Agnone e Borrello. Una passione, quella della fotografia, divenuta poi lavoro, nata nel 2016 di ritorno da un viaggio svolto in India. “Ali e radici sono il mio motto – aggiunge – dove le ali mi sono servite per la formazione professionale e le radici per testimoniare ricchezze nascoste e di indubbia valenza che oggi guadagnano lo spazio di autorevoli mezzi di stampa i quali raggiungono i posti più disparati del globo dove tutti sapranno dell’esistenza di questo splendido limbo di terra, chiamato Molise”.

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