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  • Lavoro, monsignor Bregantini: «Non serve assistenzialismo, ma formazione»

    “Accompagnare: la parola che il Papa ha detto a noi vescovi, la diciamo alla società”. Accompagnare alla formazione, ad un lavoro, evitando “assistenzialismo”. Il reddito minimo “ma anche la cassa integrazione non deve essere mai finalizzata a fare niente”. Lo dice monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso e esperto di questioni del lavoro, in audizione per la Cei in Parlamento. Anche per i giovani “non serve assistenzialismo” ma sostegno ai loro progetti, con prestiti facilitati.

    “Bisogna fare in modo – spiega Bregantini parlando con l’ANSA – che ci siano iniziative di sostegno per chi perde il lavoro, ma sempre finalizzate ad accompagnare, in modo che non si precipiti nel buco nero della povertà”. Nell’audizione alla Commissione Lavoro del Senato, Bregantini ha sottolineato che “tutti gli interventi dello Stato debbono essere fatti per facilitare il servizio ai luoghi di maturazione e di crescita della società”. E quindi il reddito di cittadinanza, di cui si discute in Parlamento, deve prevedere, “ulteriore formazione o anche servizi”. Il vescovo di Campobasso, che per anni si è occupato nella Cei di problemi del lavoro, ha spiegato: “Per esempio, ci può essere un momento in cui una scuola ha bisogno di essere dipinta oppure può servire in una comunità chi pulisce le aiuole, o le strade. E allora tutti gli interventi pubblici, compresa la cassa integrazione, non debbono mai essere finalizzate a fare niente”.

    Si deve guardare al “benessere dell’individuo” ma anche a quello della società che può essere sostenuta con “le qualità” di chi, in assenza momentanea di un suo lavoro, fa qualcosa per il bene della società. Una ricetta che potrebbe funzionare anche contro la piaga della disoccupazione giovanile. Non servono per loro “progetti di assistenzialismo” ma piuttosto “il punto nodale sta nell’aiutarli ad elaborare e attuare un loro progetto di autopromozione che valorizzi anche le loro capacità”. E per “facilitare ciò occorrerebbero aiuti bancari, così i giovani potrebbero mettere in atto i loro sogni”.

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