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  • «Le api muoiono di fame», da Nord a Sud il grido di allarme degli apicoltori

    «Le api muoiono di fame». E’ il grido di allarme lanciato da Nord a Sud dagli apicoltori d’Italia. Continui sbalzi termici anche di venti gradi e ripetute irruzioni di aria fredda dall’Artico, con nevicate anche a bassa quota, hanno di fatto cancellato la primavera, il periodo più delicato per la gestione degli apiari. E così le api non trovano fioriture e non hanno più scorte, muoiono letteralmente di fame. Di seguito pubblichiamo l’appello o forse meglio lo sfogo degli apicoltori d’Italia postato sui vari gruppi facebook dedicati al mondo dell’apicoltura sia hobbistica che da reddito.
    «Le api muoiono di fame. Muoiono in piena primavera, muoiono mentre fioriscono i ciliegi, mentre fiorisce il tarassaco, e muoiono con l’acacia in fioritura. Le api vivono solo grazie agli apicoltori che le nutrono con sciroppi zuccherini, non per fare miele o chissà che altro, ma per mantenerle in vita». 

    E fin qui la denuncia dello stato dei fatti, poi si passa alla parte più “politica” del discorso, fino ad ipotizzare una mobilitazione nazionale degli apicoltori per chiedere il sostegno delle istituzioni in un settore considerato strategico per l’intero ecosistema.

    «Lo Stato dovrebbe istituire un team di ricerca per studiare e individuare le motivazioni che stanno provocando questo disastro. – è la prima proposta – Dovrebbe dare dei contributi economici non tanto per il mancato raccolto ma per l’opera degli apicoltori, che mantengono in vita un animale in via di estinzione. È vero che gli apicoltori non hanno rappresentanza politica e valore economico forte, che nei mesi caldi – da febbraio a ottobre – non hanno tempo per altro se non per curare le api, ma organizzare una manifestazione nazionale nel mese di settembre/ottobre con partenza dal basso senza rappresentanza di bandiera? Obiettivo: esporre a livello mediatico nazionale, in pochi punti chiari, le problematiche del settore. Iniziamo a far girare questa idea, non rimaniamo a criticare la pigrizia delle associazioni e il menefreghismo degli enti statali».

    La primavera che non esiste più ha tra l’altro già compromesso la produzione di miele e questo calo di produzione interna intuibilmente favorirà l’ingresso di tonnellate di miele dall’estero. Un ulteriore danno alla categoria degli apicoltori italiani e, in ultima analisi, un impoverimento della qualità del prodotto che arriva sulle tavole dei consumatori.

    Francesco Bottone

    tel: 3282757011

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