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  • Libri, decuplicano i prestiti della biblioteca agnonese

    AGNONE – Sono decuplicati i prestiti librari che le Biblioteche riunite Comunale e Labanca hanno effettuato nel giro di nove anni così come risulta incrementato il numero dei giovanissimi che riempiono le pagine del registro prestiti.

    Dando uno sguardo ai fascicoli, infatti, si scopre che il trend è andato sempre aumentando a partire dai 133 prestiti del 2006, passando per i 208 del 2008, gli 825 del 2012 fino ad arrivare ai 1033 dell’ultimo anno ovvero il 2013. Facendo un calcolo rapido, che prende in considerazione il numero dei giorni lavorativi dell’anno passato, in media ogni giorno sono stati presi in prestito dalla struttura agnonese circa cinque volumi.

    Si tratta di un ottimo quantitativo, soprattutto se si considera che la popolazione della zona è composta da anziani che usufruiscono poco del servizio e da giovani che, è noto, leggono poco e, quando lo fanno, si affidano principalmente a nuove tecnologie.

    Vista l’importanza dei  numeri, abbiamo deciso di aprire il cofano della macchina bibliotecaria e guardare il motore in azione.

    In ufficio, abbiamo conosciuto Anna e Rita (nomi di fantasia, ndr) che lavorano da trentaquattro anni nel mondo dei libri. Le due operatrici non sono semplicemente due impiegate qualsiasi bensì sono impegnate nella catalogazione di tutti i volumi ospitati in quelle grosse stanze dal soffitto affrescato.

    Molto spesso, si crede che il vostro compito sia quello di procurare i libri agli utenti che li richiedono ma non è così. Precisamente, in cosa consiste il vostro lavoro?
    «Naturalmente, trattandosi di una piccola biblioteca, abbiamo il dovere di assistere l’utenza. Diamo loro consigli sulla scelta e, soprattutto, siamo noi che materialmente procuriamo i testi ai cittadini prendendoli dagli armadi e consegnandoli al richiedente. Come dici tu, però, questo è il lavoro di facciata, per così dire» racconta una delle impiegate. «C’è tutto un meccanismo nascosto ai più. Effettivamente, il nostro impiego primario è la catalogazione. Quando ci viene donato un libro, è nostro compito stilare una scheda che ne riassuma i dati fondamentali come l’autore, l’editore, l’eventuale curatore. Prendiamo nota del soggetto del libro, dell’epoca in cui è stato scritto e quella di pubblicazione. Tutte queste informazioni vanno inserite in un database che le conserva. Un libro non catalogato è un libro del quale non se ne conosce l’esistenza».

    Improvvisamente pare di capire, perciò, che si tratta di un’operazione certosina senza la quale non sarebbe possibile operare. Quindi che succede quando un cittadino viene a chiedere un libro?
    «Noi consultiamo l’archivio. Inseriamo i dati che ci vengono forniti dal consultatore e, grazie a quella catalogazione, riusciamo a reperire il libro. Infatti, noi siamo tenuti a rispettare la scala di Dewey ovvero uno schema di classificazione che assegna un codice a seconda della materia e del grado di specificità. Abbiamo un codice per la letteratura italiana che contiene sottocodici per ogni epoca, per esempio» spiegano le cortesi signore. «Se ci venisse chiesto un romanzo di D’Annunzio, noi leggeremmo il codice e sapremmo dove trovarlo in pochi secondi».

    Si tratta di una macchina ben oliata e collaudata che funziona ormai da anni e che è capace di fornire libri anche per altre biblioteche nazionali. Come funziona il prestito interbibliotecario?
    «La struttura agnonese è collegata al sistema di catalogazione Isbn. Si tratta di un elenco che consente di localizzare qualsiasi tomo sia presente nel database. Da Milano, possono sapere che noi abbiamo un determinato volume e chiedere che gli venga prestato. In tal caso noi spediamo il volume che poi ci verrà restituito nei tempi previsti. Come uno scambio di favori tra amici, per così dire. Infatti, è capitato anche che noi chiedessimo per alcuni studenti dell’area che ci venissero recapitati alcuni testi che noi non avevamo».

    Chiudiamo con un’ultima domanda: qual è la cosa più bella di operare in questo settore?
    «Innanzitutto è la consapevolezza di riuscire a rendersi utili. Studenti, cittadini, studiosi. In qualche modo li si riesce ad aiutare e questo è piacevole. Altresì, inorgoglisce avere la consapevolezza di avere anche dei pezzi rari, alcuni dei quali non possono nemmeno essere dati in prestito come i manoscritti e i volumi della raccolta “Libri antichi”. Altre volte, invece, si posseggono libri unici che però possono essere dati in prestito. E, credici, concedere quel prestito, dare via momentaneamente quel volume che solo tu possiedi in Italia, ti fa sentire privilegiato».

    Giovanni Giaccio

     

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