• News
  • L’inutilità dei piccoli Comuni

    COLLEDIMEZZO – Quattro case e un campanile arroccati su un costone a picco sul lago. Sullo sfondo la Maiella innevata.
    Colledimezzo, a cavallo tra l’Alto Sangro e l’Alto Vastese, poco più di cinquecento residenti. Uno dei tanti piccoli Comuni che dovrebbero essere soppressi, accorpati, in modo da mantenere i servizi, eliminando però le cariche elettive e i costi derivati. Cosa devono decidere, di così importante, il sindaco, la giunta o il consiglio di un Comune di cinquecento anime? L’ordinaria amministrazione, roba che potrebbe sbrigare tranquillamente un impiegato. Senza avere tra i piedi l’organo politico. Così magari quel dipendente si guadagnerebbe, finalmente, lo stipendio che comunque prende.
    Sulla paventata soppressione dei piccoli Comuni abbiamo sentito il parere di un sindaco, proprio quello di Colledimezzo, che ha accettato di rispondere alle domande dell’Eco.
    Sindaco, ci dica, come si chiama, quando è stato eletto, l’appartenenza politica e che Comune amministra?
    «Mi chiamo Gionni Forchetti sono sindaco del Comune di Colledimezzo sono stato eletto la prima volta nel giugno 2004 e sono al secondo ed ultimo mandato. Non ho tessere politiche. La mia era ed è una lista civica».
    Riassuma, in breve, la sua storia politica. Da quanto tempo fa l’amministratore e con che incarichi?
    «Prima di essere eletto sindaco, ho ricoperto la carica di assessore alla comunità montana di Villa Santa Maria e sono stato anche vice sindaco nel mio comune».
    Il suo Comune quanti residenti conta?
    «Oggi 550 abitanti residenti. Nei periodi estivi si arriva anche a mille».
    Si rende conto che un amministratore di condiminio di una cittadina media di provincia amministra più persone di lei che pure è un sindaco e viene eletto?
    «Mi permetta di dissentire su questa affermazione che lei fa. I nostri sono comuni con una storia millenaria; paragonare i piccoli comuni a condomini è alquanto ridicolo. La questione dei comuni piccoli o, come qualcuno li ha talvolta chiamati, dei comuni polvere, costituisce da sempre uno dei problemi più rilevanti dell’Amministrazione locale italiana. Proprio per questo però è forte il rischio che si cerchino soluzioni sempre nuove a un problema che si pensa di conoscere in tutte le sue sfaccettature, senza interrogarsi più su quali siano i suoi reali aspetti. Detto in altri termini, si ha talvolta il sospetto che tutti continuano ad andare alla ricerca di soluzioni organizzative a un problema di cui credono di sapere tutto, senza più interrogarsi a fondo su quali siano le questioni vere alle quali trovare una risposta. Tutti parlano di accorpamenti. Ma come si fa ad accorpare un comune che dista 30 km dal mio? Mi spieghino, quali risparmi si otterrebbero, quali i servizi che migliorerebbero in virtù di questi scenari che a mio modesto parere, sono scellerati. Come si fa a dire che questi comuni, anzi gli abitanti di questi comuni costano tanto? Non è affatto vero. Se facciamo un calcolo del contributo che lo stato trasferisce a ogni singolo comune in rapporto agli abitanti vediamo forse che l’incidenza rispetto a un comune più grande è maggiore. Ma questo al netto di tutti gli altri trasferimenti che certamente noi non abbiamo. Le faccio un esempio. Provi a ribaltare i costi del Trasporto Pubblico Locale di una grande città e quindi aggiungerli al trasferimento ordinario e veda a quel punto l’incidenza pro-capite. Ne potrei fare diversi di esempi ma il tempo e lo spazio non mi permettono di approfondire l’argomento».

    Colledimezzo
    Il bilancio del suo Comune a quanto ammonta? 
    «Circa 400mila euro di spese correnti»
    La riforma Delrio ha recentemente reintrodotto la Giunta anche nei Comuni più piccoli, con due assessori, e aumentato il numero dei consiglieri. Ci dia il suo parere su questa sciocchezza.
    «Guardi il fatto di aumentare i consiglieri da sei a dieci forse potevano evitarlo, nei comuni sotto mille abitanti diventa difficile trovare tante persone. Ma ripristinare la Giunta mi sembra più che giusto. Gli assessori in pratica sono solo uno in più perché comunque già prima della riforma Delrio il vice-sindaco c’era. Sono collaboranti del sindaco che insieme decidono su come affrontare molteplici problemi e spesso lo fanno a titolo gratuito. Il sindaco non può e non deve essere un podestà».
    Lei percepisce un’indennità di carica e se sì a quanto ammonta?
    «Purtroppo non le so dire con certezza a quanto ammonta l’indennità del sindaco perché io non l’ho mai presa. Così come non l’ha mai presa nessuno dei consiglieri compresi quelli di minoranza e assessori. Già dal 2004 con una semplice delibera del consiglio comunale n. 11 del 04/08/2004 con l’Oggetto: “Provvedimenti in ordine alle indennità di carica e gettoni di presenza del sindaco e dei consiglieri – Proposta di rinuncia. Il Sindaco propone al consiglio di pronunciarsi in merito… il consiglio con voti unanimi, ne prende atto”. Era il 2004, non c’erano tanti populisti. Il mio comune da dieci anni non ha speso niente per indennità, gettoni di presenza e quant’altro. Queste spettanze sono state invece impiegate per tantissime iniziative di carattere sociale e istituzionali dell’ente. Però io le dico che questo non è giusto, i problemi di chi firma sono tanti, le responsabilità anche».
    Non crede che sia inutile l’esistenza di un Comune di poche centinaia di residenti?
    «Come avrà avuto modo di capire, io non penso affatto che sia inutile l’esistenza di un comune con pochi abitanti. È rimasto l’ultimo baluardo dello Stato; se ai nostri concittadini togliamo pure il Comune, allora è proprio la fine. Sono invece favorevole affinché i piccoli comuni si associno per svolgere insieme alcuni servizi che peraltro già la legge impone. Noi questo lo stiamo facendo con successo anche attraverso l’Unione dei Comuni che da poco abbiamo costituito».
    Quali servizi il Comune riesce a erogare al cittadino? E perché non potrebbero essere erogati, magari meglio, da altri enti?
    «Quando lei dice “magari meglio da altri enti” sono d’accordo. Ma secondo lei la società che gestisce il servizio idrico integrato nel nostro comprensorio lo fa meglio di come lo si faceva prima? (si tratta della Sasi di Lanciano, ndr)Io penso di no. Ecco perché il mio comune nel 2008 dopo una lunga controversia con la Sasi, ha ripreso a gestire in proprio il servizio idrico integrato. I cittadini sono contentissimi, il servizio funziona perfettamente, la tariffa che noi applichiamo è inferiore. Poi il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Anche questo servizio noi lo svolgiamo con i nostri mezzi e uomini (anzi uno). Abbiamo raggiunto il 60 per cento di raccolta differenziata senza fare il porta a porta, molto costoso, ma attraverso il servizio di prossimità con cassonetti nei quartieri. Nel mio comune tra l’altro abbiamo cercato di contenere le tasse comunali e non abbiamo mai applicato l’addizionale irpef ai cittadini».
    Cosa ne pensa della finta abolizione delle Province?
    «Stanno rincorrendo in una maniera non lucida i populismi. Si rende conto che il futuro presidente della Provincia non deve percepire nessuna indennità? Non è assolutamente giusto. Poi a mio modesto parere questo tipo di riforma farà aumentare ancora di più la distanza tra il cittadino e lo Stato».
    A suo avviso, i piccoli centri del Vastese e del Sangro, praticamente senza servizi, avranno un futuro?
    «Ecco, vede? Hanno eliminato per esempio le Comunità Montane che non sempre hanno operato bene, chiaro? Ma hanno eliminato una miriade di servizi che ad oggi purtroppo non siamo stati in grado di ripristinare. Una politica regionale scellerata nei confronti delle aree interne ha determinato in questi ultimi cinque anni un depauperamento tangibile delle nostre aree già notevolmente disagiate. Lei pensa che accorpando i comuni le stesse popolazioni avranno un futuro? Come le ho detto questo determinerà ancora di più una disaffezione da parte dei nostri cittadini che ormai li vediamo completamente rassegnati a un futuro certamente non roseo. E’ così che vedo le cose anch’io».
    E in chiusura il sindaco di Colledimezzo aggiunge: «Come lei sa per i comuni sotto i tremila abitanti il sindaco può ricandidarsi per il terzo mandato, io però non mi sono ricandidato».

    Francesco Bottone
    effebottone@gmail.com

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.