• Editoriale
  • Ludopatia: che fare?

    Giovedì 22 novembre si è tenuto ad Agnone un incontro-dibattito, organizzato dalla Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “P. Borsellino” della Diocesi di Trivento, su quello che a nostro avviso impropriamente continua ad essere definito “gioco d’azzardo” dove i due termini costituiscono un vero e proprio ossimoro definendo il primo un’attività puramente ricreativa che non ha nulla a che vedere con alcun tipo di rischio previsto nel secondo lemma. Il direttore della Caritas Diocesana di Trivento, don Alberto Conti, ha descritto in apertura la situazione al riguardo sul territorio della diocesi stessa rappresentando le difficoltà esistenti per molte famiglie e ricordando che la Caritas da anni ormai opera per essere vicina a chi manifesta necessità di attenzione e di aiuto.

    Relatore è stato Maurizio Fiasco, Esperto della Consulta Nazionale Antiusura, ricercatore e docente su Sicurezza Pubblica e Gioco d’Azzardo.

    Il convegno si è proposto di analizzare il fenomeno, di studiarne tutte le possibili conseguenze di ordine personale e sociale e di ricercare in merito i ruoli di individui, collettività ed istituzioni. Per spiegare il tema il professor Fiasco ha parlato del “Prisma del gioco d’azzardo contemporaneo” facendo rilevare come gli aspetti del fenomeno sono appunto multiformi come le facce di un prisma e contribuiscono tutti a creare quella che egli ha chiamato “una vera e propria produzione industriale del non senso per finalità di asservimento delle persone a fini speculativi con funzioni spesso anestetizzanti”.

    Tutto nasce nei casinò a livello di elites per poi indirizzarsi alle masse attraverso altre forme di scommesse come ad esempio nelle lotterie, nel lotto, nel totocalcio, nel gratta e vinci, nelle slot machines e da ultimo nei sistemi on line. Il più grande gruppo industriale al riguardo è proprio in Italia ed ha il riferimento principale in Lottomatica di cui il relatore ha descritto i diversi campi di intervento economico.

    Il consumo lordo in denaro per l’azzardo si è moltiplicato in maniera paradossale passando dai quaranta miliardi di euro del 2006 ai centodue del 2017 mentre il business negli ultimi venti anni ha costruito, oltre alle dieci già esistenti,   quarantuno  nuove tipologie d’investimento del denaro in ciò che a noi non piace chiamare “gioco d’azzardo”, ma “scommesse nell’azzardo” dove Maurizio Fiasco ha tenuto a sottolineare che soprattutto in quelle di massa non esiste variabile affidata al caso o alla fortuna che dir si voglia. Nel corso dell’incontro è stato  anche confermato che il consumo lordo in denaro per l’azzardo nei Comuni della diocesi di Trivento ammontava effettivamente a 15.575.020 di euro nel 2016.

    Questa industria del business ha studiato per i clienti molti tipi di attrazione psicologica che vanno dalla varietà delle forme delle puntate, ai sistemi tecnologici, quali suoni ed immagini, fino alla presentazione del sedicente gioco di fortuna come una forma di abilità personale ed alla costruzione dei cosiddetti “giochi senza soldi” per preparare i futuri scommettitori ed alla parcellizzazione dei premi sempre più frazionati funzionali all’illusione della vincita ma soprattutto come vettori per la reiterazione a nuove scommesse giacché, se il cosiddetto gioco d’azzardo diventasse un’attività occasionale, i titolari delle imprese relative chiuderebbero.

    In pratica l’attesa di gratificazione come possibilità della vincita dev’essere il volano per l’abitudine patologica a nuove somme in palio. Il tempo di vita dedicato alle scommesse è davvero imponente ed è sottratto alle relazioni familiari e sociali portando spesso i soggetti coinvolti non solo a mentire per nascondere le difficoltà, ma anche ad indebitarsi ed a distruggere i rapporti affettivi.

    Per difendere la rispettabilità di un business davvero eticamente inaccettabile il prof. Fiasco ha sostenuto che ci sono sociologi e perfino clinici disposti a definire il tutto “un passatempo o una forma di ricreazione socialmente plausibile invocando l’assioma assurdo della responsabilità nel presunto gioco dove invece siamo alla costruzione di una vera e propria dipendenza per via istituzionale“. In realtà  a riflettere bene è proprio nell’accettazione complessiva del fenomeno per via legislativa, che si preoccupa solo di  invocarne una dislocazione di qualche centinaio di metri appena dagli obiettivi sensibili   e  di limitarlo negli orari delle sale apposite, che sta l’origine della patologia.

    Intanto occorre interrogarsi su possibili mezzi di contrasto alla situazione creatasi nel Paese, ma ormai anche sui siti on line. La sala del convento dei cappuccini di Agnone, davvero molto affollata con persone provenienti da molte comunità della diocesi di Trivento, ha interloquito con il relatore in un dibattito che si è protratto per quasi un’ora. Si è convenuto in tanti interventi sulla necessità, come obiettivo di lungo termine, di studiare e proporre alla politica una forma di legislazione di livello nazionale e regionale in linea con i principi etici ed i valori condivisi dalla popolazione e mirante non a limitare, ma ad eliminare i danni di natura economica e soprattutto umana per i singoli e le famiglie ponendo così criteri etici a fondamento delle attività sociali.

    In Parlamento c’è al momento una proposta di legge di Elio Lannutti che immagina ipotesi interessanti come una dislocazione particolare delle cosiddette sale gioco, il loro controllo attraverso “agenti sotto copertura”, meccanismi elettronici di verifica dell’accesso solo per i maggiorenni, mentre non si prevede alcun limite alle somme impegnate né forme drastiche di barriera per le fasce orarie di accesso come avviene già ad esempio in Inghilterra.

    Intanto si è da più parti sottolineata la necessità di un intervento delle amministrazioni comunali  per sollecitare l’eliminazione delle slot machines da parte dei concessionari attraverso sistemi di sgravi fiscali. Si è rimarcata poi l’esigenza di un contrasto al fenomeno con un’inversione di tendenza sul piano antropologico e culturale attraverso forme di educazione nella famiglia, nella scuola e nelle altre agenzie formative in ordine alla responsabilità di comportamento.

    In immediato sia il prof. Fiasco che il vescovo di Trivento, Mons. Claudio Palumbo, nel suo saluto finale agli intervenuti, hanno sollecitato la nascita di un coordinamento di livello diocesano o interdiocesano come strumento di uno studio sempre più aggiornato del fenomeno nella regione Molise e mezzo in grado non solo di fare informazione e sensibilizzazione, ma di produrre con suggerimenti operativi nuovi sistemi di contrasto al cosiddetto gioco d’azzardo prendendo in carico persone e famiglie coinvolte in casi di ludopatia.

    Il merito della Caritas Diocesana e della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “P. Borsellino” della Diocesi di Trivento è quello di aver avviato con il convegno di Agnone la riflessione su tema davvero importante nella speranza che si possa così aprire uno spazio di impegno e di collaborazione allargata sul territorio in grado di prospettare orizzonti di razionalità nei comportamenti personali e sociali. La finalità in estrema sintesi dovrebbe essere quella di superare gli obiettivi di vita proposti da un neoliberismo sempre più amorale per riconquistare un’antropologia in grado di portare alla verità sull’essenza esistenziale degli esseri umani.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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