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  • “L’ultima ape”: PresaDiretta indaga sulla pericolosa scomparsa delle api

    ANSA – Il mondo scientifico ha lanciato un allarme: negli ultimi anni abbiamo perso quasi il 50% degli insetti impollinatori, primi fra tutti le api. E i 3/4 delle principali colture alimentari dipendono proprio da loro. Mele, pere, kiwi, mirtilli, cioccolato, caffè, mandorle, senza gli insetti impollinatori, senza le api, non arriverebbero più sulle nostre tavole. E’ in gioco il futuro della nostra alimentazione.
    Senza più api, farfalle e impollinatori, da cui dipende il 90% delle piante selvatiche e il 75% della nostra produzione alimentare, due piatti su tre che mettiamo in tavola potrebbero scomparire.

    Tra i principali responsabili del crollo del numero degli insetti ci sono alcune tipologie di pesticidi usati in agricoltura, oggi vietati in Europa. Ma le api e gli impollinatori pagano ancora le conseguenze del loro massiccio utilizzo avvenuto nel passato. E i nuovi prodotti per l’agricoltura immessi nel mercato potrebbero avere dei rischi sulla salute degli insetti.

    Nel tentativo di salvare questi piccoli animali così importanti per il funzionamento degli ecosistemi, dovunque gli apicoltori devono spostarsi da un territorio all’altro per mettere in salvo le api. Per ripopolare le colonie, in Francia, gli allevatori hanno spostato centinaia di arnie dal sud della Francia. Un viaggio di 920 chilometri sui camion. Per arrivare fino in Bretagna, a Finisterre, nella punta a nord ovest del Paese, dove la terra si disperde nell’oceano atlantico.

    Patrick, apicoltore francese intervistato da Lisa Iotti, racconta a PresaDiretta come “fino alla fine degli anni 90 si perdeva il 4/5per cento delle colonie, poi quando sono arrivati gli insetticidi neonicotinoidi si è visto il crollo e se dall’inizio degli anni duemila non ci fossero stati gli apicoltori a prendersene cura, oggi non avremmo più api domestiche”.

    A PresaDiretta le testimonianze dei più autorevoli istituti scientifici europei impegnati nello studio del problema e le posizioni delle istituzioni comunitarie e del mondo dell’agroindustria.

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