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  • Mai un incidente, ma tornano le barriere e crolla il modello dello stadio all’inglese

    AGNONE. Mai un incidente, mai un tafferuglio, una rissa, un Daspo per atti violenti, eppure si rialzano le barriere. In quello che da quattordici anni ha rappresentato un modello di impianto per l’intero centro sud senza steccati, fili spinati e barriere di ogni sorta, struttura aperta a famiglie, bambini e anziani, ecco la cervellotica decisione di tornare a dividere le opposte tifoserie. Così quello che per oltre un decennio ha avvicinato gli sportivi molisani alla concezione di intendere il calcio ammirata oltremanica, torna ad essere un luogo come tanti altri sparsi nello Stivale. Il tutto accadrà questo pomeriggio, quando dopo quattro mesi dalla chiusura, alla presenza del numero uno del calcio italiano, Gabriele Gravina, si inaugurerà il nuovo manto in sintetico del “Civitelle” realizzato dalla Limonta Spa grazie ad un finanziamento regionale con la co-partecipazione di fondi comunali.

    Sicuramente un giorno di festa per la comunità che nello sport, in particolare il calcio,  vive quel riscatto sociale di area emarginata in termini di servizi e opportunità occupazionali. L’inaugurazione del nuovo manto in erba sintetica, sarà una giornata festosa che tuttavia verrà macchiata, inutile negarlo, da quella squallida e grigia palizzata voluta dalla Prefettura di Isernia su segnalazione della compagnia dei Carabinieri di Agnone come prevedrebbe la normativa vigente. Valli a capire: prima si guadagnano le pagine dei giornali nazionali per la conquista del primo impianto senza barriere, poi quest’ultime vengono rimesse.  A dirla tutta la società di calcio, l’Olympia Agnonese 1967, che da anni milita nel campionato di quarta serie nazionale, ha cercato di opporsi in tutte le maniere possibili per evitare che ciò accadesse. Nonostante le resistenze, malgrado i tentativi di spiegare a chi di dovere l’errore del provvedimento restrittivo, non ci sono altre parole per definirlo, nel Palazzo di Governo ad Isernia non hanno voluto sentir ragioni.

    E pensare che nel giorno dell’abbattimento delle barriere, era il 6 novembre 2005, l’allora presidente della Figc, Giancarlo Abete, presente all’evento, parlò del ‘Civitelle’ come lo stadio del futuro che, in breve tempo, sarebbe diventato un esempio da esportare nel resto del Paese. Ed ancora, come la cancellazione delle recinzioni diventava un deterrente per violenti e facinorosi. Invece si torna indietro anni luce con il famigerato mito dello stadio all’ inglese che di fatto viene azzerato. Tanti i punti interrogativi che restano dinanzi una decisione del genere, la quale lascia perplessi se non esterrefatti gli addetti ai lavori. A questo punto nel prossimo futuro immaginabile il ritorno all’innalzamento delle rete spinata tra rettangolo e tribuna, l’aggiunta di corrente elettrica pronta a folgorare chi si avvicina, tornelli fuori dall’impianto e perché no la massiccia presenza di forze dell’Ordine che con lanciarazzi vigilerà i feroci e spietati individui che abiteranno l’innovativa gabbia. In conclusione si tratta dell’ennesima occasione persa per far sì che il calcio diventi una volta per tutte un veicolo di aggregazione. Il tutto tra il silenzio generale di chi quattordici anni fa gonfiava il petto, Figc in primis, e lanciava messaggi di pace e amore che questo pomeriggio saranno nuovamente accantonati davanti quella squallida e grigia palizzata. W l’Italia.

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