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  • Mandrie di cinghiali nel Vastese, D’Amico: «Servono abbattimenti e catture dentro le riserve e i parchi»

    RICEVIAMO da Camillo D’Amico, già consigliere provinciale a Chieti e presidente della Copagri Abruzzo, e pubblichiamo:

    L’annosa problematica dell’alta presenza di cinghiali è argomento che ho sempre seguito sia a livello istituzionale, che sindacale e personale. Il problema è presente sull’intero territorio regionale ma è nel Vastese che è più grave che altrove. Lo certificano il numero di incidenti, le istanze di rimborso dei danni subiti dagli agricoltori sempre pagati in ritardo e con risibili somme, l’illuminante relazione curata dal dottor Giuseppe Torzi medico – veterinario dell’ASL dI Chieti – Lanciano – Vasto che conferma ed evidenzia questo stato di cose. Il problema maggiore è presente all’interno della riserva di Punta Aderci. Qui nessuna forma di caccia o cattura dei capi è stata sinora consentita. In questo pezzo di territorio pascolano indisturbatamente mandrie di cinghiali che distruggono i campi coltivati e rappresentano un costante e quotidiano pericolo per la pubblica incolumità. Una soluzione va trovata ed individuata al più presto ma la politica e le istituzioni tacciono. Purtroppo è così. Si assiste o ad un mutismo preoccupante oppure ad uno scaricabarile tra i vari livelli istituzionali. Tutto ciò è a dir poco vergognoso. A mio avviso invece è ora di passare dai fiumi di parole a fatti concreti ed immediati anche prevaricando qualche interesse di parte. E’ l’interesse generale dei cittadini tutti e degli agricoltori in particolare che deve prevalere. La caccia in ogni forma e modo resta un buon antidoto ed un efficace palliativo, ma la cattura con gabbie, con un successivo abbattimento dei capi e l’invio alla catena della trasformazione, resta l’azione meno cruenta ed efficace da mettere in atto in maniera solerte per ridurre drasticamente il numero e la presenza dei cinghiali all’interno della riserva di Punta Aderci di Vasto. Tra i capi catturati andranno rilasciati solo quelli più piccoli e l’evirazione di quelli maschi così da abbassare anche la capacità riproduttiva. Il tutto dovrebbe avvenire con il diretto controllo del servizio veterinario dell’ASL e della Polizia provinciale. Chiaramente la politica deve prendere solerti decisioni al riguardo assumendosi le responsabilità ad essa delegata nel governo delle istituzioni. Bisogna agire in fretta perché la pazienza dei cittadini volge al termine. Tutto ciò senza considerare che ai cinghiali vanno ormai sempre più ad aggiungersi cervi e caprioli oltre al visibile aumento dei lupi. Tutto in un desolante panorama in cui il territorio risulta sempre più abbandonato e meno coltivato.

    Camillo D’Amico

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