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  • Molise unica regione senza cappellani ospedalieri, azione legale delle Curie contro Asrem

    Un’azione legale intentata dalle Curie diocesane del Molise, in particolare da quella di Trivento e di Isernia, contro l’azienda sanitaria regionale. E’ la notizia saltata fuori dal corso di formazione professionale dei giornalisti che si è tenuto nel pomeriggio di martedì presso la sala conferenze dell’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone. Il tema del giorno è stato la comunicazione della Chiesa e dei missionari, ma nelle fasi preliminari al corso di formazione, in attesa dell’arrivo dei giornalisti corsisti, ha catturato l’attenzione dei presenti il camice bianco indossato da don Francesco Martino. Il sacerdote e giornalista non è un medico né un infermiere, pur avendo una solida formazione in materia di sanità e di politica sanitaria in particolare. Alla richiesta di spiegazioni arrivata da un suo confratello, «perché indossi il camice bianco?», don Martino ha risposto: «Perché sono il cappellano ospedaliero del “Caracciolo”, ma ormai sono solo un volontario, perché l’Asrem ignora, e da anni ormai, le leggi concordatarie e tutti i successivi accordi con la Santa Sede».

    Una frase buttata lì, uno scambio di battute tra sacerdoti e religiosi, che però non è sfuggita a qualche cronista presente. E così è saltata fuori la notizia del giorno. In base agli accordi tra Santa Sede e Stato italiano, dal Concordato e attraverso le varie modifiche e integrazioni, la Chiesa cattolica fornisce “personale” da inquadrare come cappellani nelle Forze armate, nelle carceri e negli ospedali. Inoltre questo personale di assistenza religioso «fa parte a parità di diritti e di status giuridico, del personale dei ruoli degli enti ospedalieri ed andrebbe assimilato – secondo la prevalente tendenza – alla categoria della carriera di concetto», come si legge in una nota esplicativa del Ministero della Salute facilmente reperibile on line. Questo avviene praticamente ovunque e da sempre, ma non in Molise. E la cosa non stupisce nemmeno più di tanto.

    «La regione Molise è l’unica d’Italia, questo almeno mi risulta, dove non ci sono più i cappellani ospedalieri. – ha spiegato infatti don Francesco Martino – Sia chiaro, a me e agli altri sacerdoti e religiosi che ora fanno i cappellani volontari non interessa affatto lo stipendio, tanto è vero che stiamo fornendo il servizio da volontari appunto. Ciò che fa la differenza, tuttavia, è lo status di cappellano, che ci viene negato, in violazione delle leggi concordatarie appunto, e che invece, se fosse riconosciuto, ci vedrebbe equiparati al resto del personale in servizio nei reparti». Non è la classica questione di lana caprina, né un capriccio del solito “precisino” don Martino, ed è proprio il cappellano volontario del “Caracciolo” a spiegare: «Senza quello status, durante la pandemia, ad esempio, ci è stato vietato di entrare in ospedale, perché i volontari sono di fatto estranei, non fanno parte del personale». Anni fa lo status e l’inquadramento di cappellano era riconosciuto ai sacerdoti e religiosi del Molise, come nelle altre regioni d’Italia. Poi la mannaia dei tagli alla sanità si è abbattuta anche sui poveri cappellani, considerati forse inutili, sacrificabili, sicuramente troppo costosi e quindi “zac”, un colpo netto e il servizio di assistenza spirituale ai malati è stato di fatto troncato.

    «E’ una problematica che si trascina da anni tra le Curie del Molise e l’azienda sanitaria e la stessa Regione. – ha aggiunto in chiusura don Martino – Con il commissario alla sanità Giustini si era quasi arrivati ad un accordo per il ripristino del servizio dei cappellani ospedalieri, ma poi non se ne fece più nulla. Ora so per certo, perché me lo ha riferito un vescovo nei giorni scorsi, che le Curie hanno intentato un’azione legale contro l’Asrem. Sono tempi lunghi, ovviamente, noi intanto continuiamo il nostro servizio da cappellani volontari».

    Caterina d’Alba

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