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  • Muore a Chieti il poeta dialettale agnonese Felice Pannunzio

    CHIETI. E’ morto a Chieti il poeta dialettale agnonese Felice Pannunzio nato ad Agnone il 10 luglio 1929. Sin da giovane, Pannunzio si dedica all’attività politica nelle file del Pci e dell’Alleanza dei Contadini. Corrispondente de l’Unità nella provincia di Isernia, nel 1970 si trasferisce a San Giovanni Teatino e dal 1987 va a vivere a Chieti. La sua attività poetica comincia negli anni Cinquanta e prosegue per circa un trentennio. Partecipa alle prime dieci edizioni del premio dialettale agnonese ‘G. Cremonese‘ classificandosi più volte tra i primi. Continua ad ottenere soddisfazioni ai concorsi dialettali di Teramo (due volte terzo posto) e Lanciano. La sua poesia è spesso temperata da un’atmosfera crepuscolare nella quale si percepisce un mai sopito sentimento di nostalgia verso le cose avite e gli affetti dell’infanzia. Accanto alla produzione vernacolare non mancano le prove narrative. I racconti in lingua del Pannunzio, ironici e pieni di umorismo, trovano anch’essi la loro freschezza espressiva nei riferimenti al mondo paesano e sono pubblicati – in selezione, nei primi anni Ottanta – sull’edizione regionale abruzzese del Messaggero di Roma. Alcune delle sue poesie fanno parte del libro di Domenico Meo ‘Poeti Dialettali di Agnone‘ pubblicato nel 2014. Alla famiglia le condoglianze dalla redazione de l’Eco online.

    Di seguito riportiamo una sua poesia.

    Alba e nne nn’alba

    Alba e nne nn’alba: ngima alla mundagna,

    na sfumatìura róššia

    se méšteca che le schìure de ru cìele. . .

    Déndre alla massarójja štunacata

    dùormene spenzerate re uaglìune:

    nu vasce, lìegge gné na farfalla,

    je dà ru pòtre arr’ùocchje.

    Pó je dice alla móglie: «Abbada a léure!»

    e se la štrégne fòrte fòrte mbiétte.

    Peštènne frónne ggiàlle ammatassate

    nzìembra alla tèrra mbóssa, se ne va:

    se pòrta na valóicia e rru delàure.

    Alba e non alba

    Alba e non alba: in cima alla montagna,

    una sfumatura rossa

    si mescola con l’oscurità del cielo. . .

    Dentro la masseria stonacata

    dormono spensierati i bambini:

    un bacio, lieve come una farfalla,

    dà loro il padre sugli occhi.

    Poi dice alla moglie: «Bada a loro!»

    e se la stringe forte forte al petto.

    Calpestando foglie gialle impastate

    insieme alla terra bagnata, se ne va:

    porta con sé una valigia e il dolore.

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