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  • Ha vestito Sofia Loren e le gemelle Kessler: la vita di Sebastiano Di Rienzo in un libro

    È uno dei molisani più noti al mondo, con onorificenze raccolte ad ogni latitudine. Sebastiano Di Rienzo, nato a Capracotta nel 1940, da oltre sessant’anni è ambasciatore del fashion “made in Italy” grazie alla creazione di abiti femminili d’alta moda che hanno vestito dive immortali come Silvana Pampanini, Virna Lisi, Sofia Loren, le gemelle Kessler e Brit Ekland, moglie di Peter Sellers. Ma anche, tra le tante, Pupella Maggio, Maria Grazia Cucinotta, Anna Valle e Sabrina Ferilli.

    Per anni presidente della prestigiosa Accademia dei sartori, erede di quell’Università dei sartori voluta da Papa Gregorio XIII nel 1575, Di Rienzo ha preso parte da protagonista, sin dagli anni Settanta, ai congressi dei sarti in tutto il mondo.

    Particolarmente conosciuto in Asia, dove per anni ha avuto un ufficio e un proprio agente ed ha presieduto una ventina di importanti eventi del settore, nell’Expo di Shangai del 2010 è stato definito il “Marco Polo della Moda”. A coronamento di questa assidua frequentazione, è stato nominato preside onorario presso l’università di Xi-An.

    A ripercorrere il prestigioso cammino professionale di Di Rienzo, ad iniziare dalle sue numerose trasferte non solo in tutta Europa, ma anche in America (Usa, Canada, Argentina, Uruguay) e in Asia (Cina, Corea, Giappone, Kuwait, Malaysia, Taiwan, Thailandia) è ora il giornalista Giampiero Castellotti, che firma il volume “Sebastiano Di Rienzo, maestro del fashion internazionale” (De Luca editori d’arte). Nelle 224 pagine del libro riccamente illustrato, attraverso una lunga intervista caratterizzata da avvincenti ricordi, l’autore rende il doveroso omaggio al maestro noto anche per i suoi gesti solidali: nel corso della pandemia, Di Rienzo ha realizzato oltre tremila mascherine donate ad istituzioni e ad amici ed ha contribuito alla formazione professionale dei detenuti insegnando loro, direttamente nelle carceri, i segreti del taglio e del cucito.

    Le prime cinquanta pagine del volume sono dedicate al Molise e a Capracotta, paese da dove sono partiti un migliaio di sarti. Tra loro quel Ciro Giuliano nato nel 1894 e scomparso a Roma nel 1978, anche lui presidente dell’Accademia dei sartori, a cui il giornalista Indro Montanelli nel 1956, in “Busti al Pincio”, dedicò pagine immortali: «Ciò che sapevo di Ciro Giuliano, il re dei sarti europei, prima di conoscerlo, non era di tal natura da invogliarmi a diventarne cliente – ha scritto il giornalista e storico toscano – Era stato lui a vestire Mario Pansa, l’ultimo, e forse l’unico, dandy italiano, di un’eleganza pari soltanto alla sua insolenza e al suo patrimonio; e continua a esser lui il fornitore di Palazzo Chigi e di quanti son rimasti nel mondo a contendersi il titolo di arbiter. La sua casa di piazza Farnese, mi dicevano, straripava di Tintoretti e di Tiziani; e alla sua mensa, perpetuamente imbandita per dodici persone, si riunivano principi e miliardari».

    Di Rienzo continua a tenere alta la bandiera di Capracotta, costituendo anche la memoria storica di questo importante segmento dell’artigianato e della moda del “Made in Italy”.

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