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  • Peccato e misericordia, la lezione “scandalosa” del priore di Bose

    TRIVENTO – La diocesi, nell’ambito del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco, ieri pomeriggio a Trivento ha organizzato un incontro con il priore di Bose Enzo Bianchi.
    La sala era colma di persone giunte da tutta i paesi della diocesi e non solo e a fare gli onori di casa c’è stato don Alberto Conti, responsabile della Caritas diocesana, che ha tratteggiato la figura di Bianchi sia dal punto di vista dell’impegno sociale, ma soprattutto dal punto di vista spirituale. Il relatore certamente meritava una simile accoglienza e lui non si è tirato per nulla indietro: ha soddisfatto pienamente le aspettative non deludendo neanche le molte persone che erano lì non perché credenti.20160523_171833 Il Priore, figura scomoda e che spesso per le sue idee è stata di scandalo tra le gerarchie, a Trivento non ha smentito la sua fama. Per oltre un’ora e mezzo la platea ha ascoltato con attenzione parlare di una Misericordia sconosciuta ai più. E qui è venuta fuori l’altra grande qualità di Padre Enzo, l’esegeta dei testi sacri. Quindi abbiamo appreso per esempio, spiegando l’etimologia della parola “Misericordia” e la sua traduzione dall’ebraico e dal greco che questa significa, tra le altre cose, “utero”, e cioè qualcosa che contiene e perciò nella fattispecie, viscerale, tipico della femminilità. Ma il “peccato” è stato sicuramente al centro della disamina e di conseguenza il Perdono Misericordioso di Dio che è grande proprio nella sua gratuità; di conseguenza la Giustizia divina vive all’ombra della Misericordia ed è a lei seconda.
    Allora il Dio buono e misericordioso è il Dio che parla tramite il Profeta Osea che chiede al popolo non più sacrifici ma opere di misericordia. E qui c’è stata una forte presa di posizione verso quella carità tutta moderna fatta di sms, di donazioni virtuali che però non coinvolgono direttamente, ha usato proprio queste parole “con il contatto carnale”, verso il bisognoso.
    Queste sue riflessioni non sono state rivolte solo ai laici, ma soprattutto hanno pungolato le gerarchie ed il clero. “Il pubblicano è sulla strada della redenzione perché, come dice la stessa parola, è pubblicamente peccatore; datosi che tutti, proprio tutti, siamo peccatori ,chi non è pubblicano rischia di portarsi i suoi peccati fino alla tomba”. Questo è molto più frequente tra loro uomini di chiesa.
    E’ seguito un dibattito durante il quale il Priore ha spiegato alcuni passaggi della sua ricchissima e eloquente relazione.
    Personalmente posso affermare con coscienza che avendo già passato alcune “Porte Sante” solo ieri ho dato compimento al rito dell’Anno Santo della Misericordia. E mai come ieri sono state veritiere le parole dette da don Alberto Conti citando Sant’Ignazio di Antiochia “Si educa molto con quel che si dice, ancor più con quel che si fa, ma molto di più con quel che si è”.

    Armando Bartolomeo

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