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  • Poggio Sannita verso il voto tra «vecchie liturgie elettorali» e «logiche di pura contrapposizione»

    POGGIO SANNITA – «Le discussioni suscitate dagli articoli di Tiberio La Rocca circa il metodo da seguire per la scelta degli amministratori locali nella tornata elettorale della primavera 2020 hanno avuto, tra l’altro, il merito di evidenziare che nel paese è ancora molto diffuso il sostegno alle vecchie liturgie elettorali. Ovvero: candidatura di consiglieri per lo più spinta solo da spirito di appartenenza, legami di amicizia o “logiche” di pura contrapposizione».

    Inizia così la lettera aperta siglata da Giovanni Amicone, Emilio Conti e Renato Mastronardi che entrano nel merito delle fasi pre elettorali a Poggio Sannita. 

    «Pertanto, visto il contesto e il fervore dei preparativi elettorali in corso, forse sarebbe più produttivo focalizzare il dibattito auspicato da Tiberio sulle cose da fare, in modo da raggiungere almeno l’obiettivo di vincolare la nuova amministrazione ad un programma condiviso. – continuano i tre poggesi nella nota inviata alla nostra redazione – Per incominciare, il turismo, individuato da più parti e a diversi livelli come il campo principale d’intervento per la sopravvivenza delle aree interne, richiederebbe un ampio dibattito per definire le iniziative più utili per creare un contesto favorevole allo sviluppo delle potenzialità territoriali. A tal fine, si ritiene che l’elaborazione di una strategia, anche con accordi di area vasta, capace d’intercettare il fenomeno – che vede cittadini europei ed extraeuropei acquistare case lungo l’intera penisola – e dare un elevato decoro al paes , pulizia, rispetto delle regole, tassazione equa ed erogazione di servizi efficienti e di qualità, sono obbiettivi minimi, che la nuova amministrazione non dovrebbe mancare. E’ ora di aggiornare la logica imperante delle continue sagre di prodotti tipici “virtuali” e delle libere iniziative di ”gastronomia fai da te”, che rischia solo di trasformare il Paese in un “suk nostrano” e di alimentare la cultura “Francia o Spagna, purché se magna”. La “caratterizzazione“ del Paese richiede “eventi” rappresentativi della tradizione e delle peculiarità del luogo e di livello tale da costituire “appuntamenti da non mancare” non solo per i poggesi. In tale ottica, la celebrazione del Santo Patrono, la cui ricorrenza cade in piena estate e l’istituzione nel mese di novembre di una “Sagra dell’Olio“, che resta il solo prodotto tipico di qualità che il territorio continua a produrre in quantità significative, potrebbero essere le occasioni per cambiare. Spazio ed assistenza vanno dati alle iniziative dei “Poggesi a Roma”: vespa e auto d’epoca che, allo stato, sono gli unici eventi che portano nel nostro paese persone anche non del luogo. Infine, bisogna avere la consapevolezza che per il buon esito di qualsiasi idea di “risorgimento poggese” l’elezione di un’amministrazione all’altezza non basta, ma è indispensabile che tutti quelli che hanno a cuore le sorti del paese, residenti e non, superino la logica della “critica a prescindere” verso tutto ciò che è locale e riacquistino un elevato spirito di “Comunità”. Bisogna perciò assumere atteggiamenti e comportamenti pro-attivi, non costano nulla, verso le necessità del Paese, in primis quella di tenere in vita i vari servizi e attività economiche che, a costo di sacrifici non del tutto compresi e in presenza di istituzioni spesso distratte, pochi operatori portano avanti assicurando a Poggio Sannita un grado di vivibilità ancora accettabile. “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi” (A. Einstein)».

    Giovanni Amicone,

    Emilio Conti,

    Renato Mastronardi

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