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  • Ponte Sente, la sindaca Di Primio: «Riaprire al traffico sarebbe un azzardo»

    «Alla luce dei risultati degli studi e delle analisi accurate i tecnici dell’Anas non si sentono di procedere ad una riapertura parziale al traffico del viadotto Sente. Per motivi stringenti di sicurezza. Riaprirlo al traffico, così ci hanno detto, sarebbe un azzardo». E’ il commento della sindaca di Belmonte del Sannio, Anita Di Primio, che ha partecipato, insieme ad altri amministratori locali, all’incontro presso la Provincia di Isernia, durante il quale i tecnici dell’Anas hanno fatto il punto sulla situazione del viadotto Sente. Alla riunione tecnico-politica hanno preso parte anche i sindaci di Castiglione Messer Marino, Felice Magnacca, di Fraine, Filippo Stampone, per il Chietino e Giuseppe Orlando, di Poggio Sannita, oltre all’assessore comunale di Agnone, Amalia Gennarelli, e i due consiglieri provinciali, Vincenzo Sarano e Franco Marcovecchio.

    «Al momento, – ribadisce la sindaca Di Primio – ogni ipotesi di riapertura parziale è stata scartata. La richiesta è stata avanzata puntualmente dal dottore Pompeo Petrella, in qualità di presidente di un comitato di cittadini con sede a Castiglione Messer Marino: intervenire momentaneamente sulla famosa pila che ha subito una roto-traslazione e riaprire il ponte a senso unico alternato, in attesa magari di un intervento di messa in sicurezza più completo. – questa in sintesi la richiesta avanzata – Gli ingegneri dell’Anas sono stati categorici: non ci sono le condizioni minime di sicurezza per poter pensare di riaprire il viadotto al traffico prima della sua completa sistemazione». Sembra infatti, ma questo era già emerso in altre sedi, a partire dal Provveditorato alle opere pubbliche di Napoli, che i problemi del ponte Sente non derivino solo ed esclusivamente da quella ormai tristemente famosa pila.

    «L’intera struttura presenta evidenti criticità che ne compromettono la tenuta statica. – riprende la sindaca di Belmonte del Sannio, presente ai lavori ad Isernia – Uno dei piloni, ad esempio, avrebbe bisogno di quella che ci è stata presentata come una sorta di “fasciatura” in cemento armato. E anche l’impalcato in ferro, quello sul quale transitano gli autoveicoli, tanto per capirci, dovrebbe essere sostituito con una nuova struttura più moderna». Insomma, un intervento massiccio che dovrebbe interessare l’intera struttura, da una sponda all’altra, questo è quanto hanno ipotizzato i tecnici dell’Anas. «I due milioni di euro già stanziati sono stati spesi per le indagini propedeutiche e gli studi fatti fino a questo momento. – spiega Di Primio – Entro settembre o al massimo ottobre l’Anas sarà in grado di produrre un progetto di messa in sicurezza complessivo, per l’intera struttura. Si tratterà poi di reperire i soldi necessari per la realizzazione dei lavori, ma la cifra di cui si parla è esorbitante: trenta o addirittura quaranta milioni di euro. Perché, ci hanno spiegato i tecnici dell’Anas, l’attuale opera ha ormai cinquanta anni ed è quindi stata realizzata con materiali e secondo le normative dell’epoca. Ora andrebbe adeguata alle nuove norme vigenti, che sono molto più stringenti e considerano anche altri fattori come ad esempio l’azione del vento sul ponte stesso».

    Quaranta milioni di euro, questa la cifra astronomica che si è ipotizzata nell’aula di via Berta per la messa in sicurezza completa di quel viadotto. Ammesso che la politica riesca a trovare quei fondi, è la tempistica degli interventi che spaventa ancor di più. «Una volta ottenuto il progetto definitivo dall’Anas, – aggiunge in chiusura la sindaca di Belmonte del Sannio – bisognerà attivare i canali politici per il reperimento delle somme necessarie a finanziare gli interventi di messa in sicurezza. I vertici del Governo centrale dunque. In merito alla tempistica gli ingegneri dell’Anas non sono stati in grado di darci informazioni certe. Insomma, questa è la situazione reale ad oggi, che è piuttosto distante da quella che era emersa nel corso del recente incontro presso il teatro italo argentino di Agnone. Da quella sede ero uscita piuttosto fiduciosa, perché appunto si ipotizzava una possibile ed auspicabile riapertura parziale del viadotto. Dopo l’incontro ad Isernia non resta che prendere atto che quella ipotesi è da scartare categoricamente».

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