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  • Regalo di Natale, il celebre NYT omaggia la fonderia Marinelli. Greco (M5S): «Orgoglio italiano»

    Il “New York Times” racconta la nostra storia e noi ne siamo orgogliosi. E’ l’annuncio della Pontificia fonderia di campane Marinelli di Agnone, storica realtà artigiana e artistica conosciuta ormai in tutto il mondo. E addirittura la testata giornalistica “principe” (edizione cartacea e online) a livello mondiale decide di dedicare un ampio spazio, da oltreoceano, ai discendenti dei Marinelli e alle maestranze della millenaria fonderia agnonese.

    L’articolo e le foto sul celebre organo di stampa americano sono di Roberto Salomone.

    L’interno dello storico opificio dei Marinelli

    “Le loro campane suonano da secoli” è il titolo scelto dal “New York Times”; occhiello: “La famiglia Marinelli fonde campane di bronzo nella loro cittadina italiana almeno dal 1339”. Di seguito il testo dell’articolo: «C’è sempre un po’ di magia nella lavorazione di una campana – ha detto Armando Marinelli, che è tra la 26a generazione della sua famiglia coinvolta nell’attività – Ogni campana ha un’anima diversa. Il signor Marinelli, 61 anni, e suo fratello Pasquale, 51 anni, gestiscono la Pontificia Fonderia Marinelli, un punto di riferimento in questa piccola città dell’Italia centrale, ma poi si ritiene che l’attività operi qui almeno dal 1339. Ed era Papa Pio XI che, nel 1924, concesse alla famiglia un brevetto pontificio, riconoscimento della loro abilità che fu incorporato nel nome dell’azienda. Oggi accetta commissioni da chiese, governi, imprese e organizzazioni e le sue campane si possono trovare in tutto il mondo, da Piazza San Pietro a Roma al Palazzo delle Nazioni Unite a New York. Il tempo non si ferma quando si entra in bottega, come la famiglia chiama la fonderia, ma sicuramente rallenta. Ci vogliono dai tre ai quattro mesi per fondere una campana in bronzo – aggiunge la testata statunitense – e i 15 operai della fonderia usano lo stesso processo tradizionale a cera persa per ciascuna delle circa 100 campane che producono all’anno. Viene creato un nucleo di mattoni, ricoperto di argilla, quindi cerato e rifinito con un altro strato di argilla. Una volta che la cera si è sciolta, lo spazio rimanente diventa lo stampo. La luce nella fonderia sembra viva durante la colata di una nuova campana, un processo chiamato fusione. In questo giorno particolare – conclude il NYT – gli artigiani sono stati illuminati dallo splendore del metallo incandescente e un sacerdote locale, a cui era stato chiesto di benedire il processo, ha spruzzato su di loro l’acqua santa. È nata una campana».

    I fratelli Pasquale e Armando Marinelli

    A commentare l’articolo che il NYT ha dedicato alla “Marinelli”, Andrea Greco, consigliere regionale del M5S: «Il volto del Molise che lavora, che si sacrifica, che si impegna e porta a casa risultati, quelli veri, sulle pagine di uno dei più grandi e accreditati giornali del globo: il New York Times.  Ancora una volta la storia dei Marinelli travalica i confini nazionali e approda Oltreoceano dove la tradizione e l’amore nel far nascere la Voce degli angeli esalta il made in Italy invidiatoci da tutti.  È la storia magica della Pontificia Fonderia che a distanza di 700 anni porta ancora il loro cognome, punto di riferimento per l’intero Paese. Ripartiamo da qui, ripartiamo da questi esempi virtuosi e genuini. Ripartiamo da queste maestranze e artigiani, eccellenze che più di chiunque altro rappresentano il Molise. Se sopravvive ancora un’identità molisana, dopotutto, lo dobbiamo certamente a chi, come i Marinelli, dedica anima e corpo affinché non affievolisca la luce della molisanità nel mondo. Lo dobbiamo a persone come loro e a nessun altro».

    «Un motivo di grande orgoglio per tutta la nostra comunità – scrive su facebook il sindaco Daniele Saia appresa la notizia dell’interesse del NYT nei confronti della fonderia agnonese – Siamo davvero grati alla famiglia Marinelli perché contribuisce ogni giorno a far conoscere la nostra cittadina in tutto il mondo grazie alle sue campane, vere e proprie opere d’arte apprezzate da tutti».

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