• Editoriale
  • La rivoluzione o l’avventura del Pastore buono: Francesco

    In realtà non è una rivoluzione : è il ritorno più inteso, più mistico alle origini.

    Si apre un ciclo nuovo dopo che il male originale era forse giunto al suo ultimo e peggiore stadio.

    Ha sofferto molto la emarginazione più dura; ha vissuto tra i poveri, anzi i poverissimi di Buenos Aires; ha vissuto la terribile storia della dittatura e dei desaparecidos; ha condiviso la storia delle mamme di Plaza de Mayo.

    Ha, dunque, dentro, le sofferenze di memorie negative; ha viaggiato nei treni come un comune cittadino; è sempre seduto alla mensa dei poveri.

    La sua esperienza di studi gesuitici, al cui ordine appartiene, benchè oggi abbia abbracciato il francescanesimo più profondo, gli hanno donato una grande fortezza d’animo e una grandiosità di visione teologica e filosofica .

    Quest’Uomo, “venuto dalla fine del Mondo” sta sconvolgendo le regole di una Chiesa cristallizzata.

    La sua “pastorale”, sembra talvolta non tenere conto della sua dottrina, anzi talora c’è quasi contrasto tra la pastorale e la dottrina.

    Le storie dello IOR e dell’allegra amministrazione di Marcinkus (il golfista di Casalpalocco, l’amico di Sindona, il mandante oscuro e spietato dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli); le storie dei Cardinali che avevano chiuso il povero Benedetto XVI, in una sorta di gabbia dorata, relegandolo al suo pianoforte bachiano; le storie terribili della pedofilia, pretesca e persino vescovile, lo hanno indignato.

    E, così, che, tentando di recuperare il cammino perduto, le speranze tradite, il messaggio – che pure era stato altissimo di Woytila – che aveva, piuttosto che vincerli, purtroppo, incolpevolmente visto aumentare i tradimenti della Chiesa, Francesco affronta una nuova era cristiana con innovazione e coraggio, ed in qualche modo rompendo quel sottile equilibrio, come detto, tra pastorale e dottrina, che costituisce l’auspicio e la speranza di gran parte del mondo contemporaneo : la giustizia, la comunione ai divorziati, la tortura nelle carceri e nei commissariati, l’ergastolo come una “morte coperta”, la omosessualità, i matrimoni tra gay, ed altre problematiche che attendono soluzioni urgenti anche da parte della chiesa.

    Insiste molto per una Chiesa povera.

    Fa ristrutturare la sua casa di 200 mq nell’interno dei giardini Vaticani.

    Rivoluziona la Curia: nuovo è il Segretario di Stato, Parolin.

    I nuovi insegnamenti sono il sacerdozio, ovvero il Pastore, la povertà, la predicazione fra la gente umilissima.

    Ha dovuto affrontare anche il dolorosissimo e lacerante capitolo della pedofilia. Il suo rimbrotto è stato severo.

    Il freno ad ogni forma di lusso, è stato portato all’interno della Città del Vaticano, senza molti complimenti.

    Le condanne sono state lucide.

    Se potesse, camminerebbe a piedi ignudi, o con sandali della più grossolana fattura che la storia del calzare abbia mai conosciuto.

    Se potesse, si cingerebbe il corpo con dolorosi cilici e il capo con una corona di spine, quasi a replicare fisicamente e a provare su se stesso, il martirio e l’assassinio di Gesù sul Golgota.

    Ecco chi è il nuovo Pastore, che quasi quasi non vorrebbe farsi chiamare Papa, ma semplicemente Vescovo e Pastore tra le genti.

    Egli non è contro il danaro in sè, che funge da alternativa al baratto, ma ne avverte i pericoli dagli eccessi della accumulazione e del suo governo. Infatti, il suo più recente messaggio campobassano e a Castelpetroso è stato : l’accumulo del danaro è innaturale ed è la fonte delle più perverse manipolazioni.

    Ha vissuto il dramma del default argentino, conosce perfettamente il disvalore delle grandi manovre economiche, contro l’impoverimento di alcuni miliardi di uomini e donne e contro l’arricchimento di altri, di numero assai inferiore.

    E, inoltre, mette in allarme la società contro i pericoli più estesi della corruzione passiva ed attiva.

    Un solo gigantesco abbraccio, l’intenzione è sempre di abbracciare tutti senza alcuna distinzione, in un abbraccio gigantesco, più grande del colonnato berniniano di Piazza San Pietro, in cui la metafora dell’abbraccio universale è evidente dalla disposizione delle colonne.

    E’ stato per lui, fonte di grande gioia, l’incontro, nell’oasi verde del Giardino Vaticano, tra Simon Perez, Presidente di Israele e il capo dell’autorità palestinese, in presenza del patriarca Ortodosso.

    La stretta di mano tra i leaders, l’ha commosso, l’ha fatto sognare, ma, ahinoi, i sogni si sono rapidamente frantumati con il rapimento di giovani israeliani e i bombardamenti ciechi e spietati sulla striscia di Gaza.

    E il dolore per il riesplodere della violenza in Terra Santa, terribile, disastrosa, quando non era ancora spento l’eco dell’incontro, a cagione della uccisione di tre ragazzi israeliani, e di un giovane palestinese di Hebron, quasi che ognuna delle parti volesse uccidere le genti contrarie, attraverso la uccisione dei suoi più giovani virgulti.

    Il dolore per il fuoco divampato, terribile e devastante, dopo quella stretta di mano tradita, è immenso.

    Quali le radici di tanto odio? Per un lembo di terra occupato da tutti i reduci della grande dispersione nel mondo degli ebrei erranti??

    Tenteremo di trattare in altro capitolo questa analisi, che dura da più di un secolo, nelle forme più cruente e terribili che il secolo scorso abbia conosciuto.

    Si griderà alla sua morte, sperabilmente lontana : “Santo subito”.

    La neo rivoluzione è appena iniziata.

     

    Franco Cianci

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