• News
  • Sanità, monsignor Cibotti contro i tagli ai servizi

    PUBBLICHIAMO, di seguito, il discorso di saluto di monsignor Camillo Cibotti, vescovo di Isernia, pronunciato davanti al Pontefice Francesco.

     

    SALUTO A SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO

    ISERNIA 5 luglio 2014

    Beatissimo Padre,

    Il 5 luglio 1294 il popolo di Isernia esultò perché uno dei suoi figli, Pietro Angelerio del Morrone fu assunto al soglio pontificio con il nome di Celestino V. Ancora una volta, oggi, la Provvidenza divina vuole che questo popolo sia colmo di gioia, perché il successore del suo figlio prediletto, il Vescovo di Roma, è in mezzo a noi. Benvenuto, Santità!

     

    In questo momento ci sentiamo stretti con forza e tenerezza al Suo cuore di padre. E questo abbraccio non finirà qui, perché sarà costantemente alimentato dalla preghiera.

    Siamo sotto il Suo sguardo amorevole e misericordioso. E sappiamo che i Suoi occhi non dimenticano nessuno.

    Poniamo i nostri passi lì dove Lei ci indicherà, lasciando le Sue tracce. Perché questa Sua visita è solo una tappa del cammino che intendiamo continuare a fare, con maggior vigore, sotto la Sua guida. Ringraziamo di tutto questo il Signore, perché la Sua venuta tra noi è un segno della Presenza di Dio.

    Così la accogliamo in questa Comunità di Isernia – Venafro, piccola ma energica realtà della Regione Molise, dotata di grandi risorse umane e culturali, alcune espresse ed altre messe a tacere dalla particolare condizione che viviamo ora qui, come nel resto d’Italia.

    La situazione sociale, politica ed economica di questi tempi la mette a dura prova, senza però riuscire a scalfire la sua vera identità.

    Strutture industriali un tempo floride sono in seria difficoltà. Questo ha provocato un crescente impoverimento di larghi strati sociali che si sono trovati di fronte a nuovi bisogni, spesso essenziali, ai quali è difficile rispondere pienamente attraverso il lavoro – pur meritorio! – della Caritas diocesana.

     

    Non possiamo neppure tacere il disagio scaturito dalla progressiva riduzione della spesa sanitaria nella Regione. Questo si ripercuote sul benessere dell’intera comunità e di ogni singola persona, in particolare di diversi nuclei familiari già costituiti o desiderosi di venire alla luce.

    Inutile negarlo, anche la fede è minata da rigurgiti di secolarismo e da forme di pietismo e devozionismo che rischiano di imprigionare il cammino della Chiesa.

    Eppure, questa comunità che è qui davanti a Lei e che è provata dalla disoccupazione non è povera: possiede un patrimonio interiore, culturale e naturale  che ha attraversato i secoli.

    Questa comunità che talvolta non vede garantito il diritto alla salute non è inferma: è resa viva e operante dalle forze di cui dispone.

    Questa comunità, sebbene ferita da infiltrazioni di ogni genere, è sostenuta dalla fede autentica di uomini e donne di buona volontà che si adoperano instancabilmente nelle più disparate realtà sociali, politiche ed economiche.

     

    Per tutto questo, Santità, l’unica vera preoccupazione nostra (mia e dei miei fratelli nel Presbiterato!) è la cura pastorale e spirituale del popolo di Dio a cui apparteniamo.

    Tra tutti, il dono che più di ogni altro desideriamo chiedere a Dio, attraverso la Sua preziosa mediazione, è quello delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.

    Solo il Signore, attraverso le nostre povere persone, può generare figli e figlie per la Sua Chiesa. A Lui, perciò, affidiamo questa nostra preghiera: ci doni famiglie che, sull’esempio di quella di Nazareth, siano desiderose di fare solo la Sua volontà, anche quando questo voglia dire generare figli e figlie che debbano occuparsi delle “cose del Padre” (cfr. Lc 2,49).

     

    In questo contesto, l’indizione dell’anno celestiniano e l’indulgenza plenaria concessaci saranno particolari strumenti di grazia che vorremmo non avesse i confini di questa Diocesi. Perciò, come segno di comunione indelebile, abbiamo voluto donare all’unica comunità ancora vivente delle Sette Chiese dell’Apocalisse, la Diocesi di Smirne in Turchia, la statua bronzea di San Giovanni Evangelista. Ci unisca a loro e a tutta la Chiesa il desiderio di essere annunciatori instancabili della Parola.

    I Santi Patroni Nicandro, Marciano e Daria e i Santi Medici Cosma e Damiano ci sostengano con il loro esempio nell’offerta della vita per creare una società sempre più sana, santa e sorretta dai principi e valori cristiani.

    La Vergine Maria sia sempre la nostra “via Lucis”. La corona che benedirà e che sarà collocata sulla statua della Madonna della Pace del Santuario Diocesano di Fragnete, sia segno specialissimo del nostro totale affidamento a Lei. Abbandonati tra le braccia della più tenera delle madri, le chiediamo: “Ci benedica, Santità” !

     

     

    + Camillo Cibotti,

    Vescovo di Isernia – Venafro

     

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.

    I commenti sono stati chiusi.